La Pizza, una filosofia di vita.

di Rosa. Che pizza mangio? Ambè… Le scelte sono due: o quella schifossissima americana altra mezzo dito e piena di porcherie che si trova all’Esselunga surgelata che più surgelata non si può… o una margherita con capperi e acciughe. Su questo, lo devo dire, sono un po’ abitudinaria. Qualche volta “sforo” prendendo il calzone con la salsiccia piccante e la ricotta (forse quando sto ovulando, chennesai…) ma, di solito, rimango nei ranghi con la margherita con capperi e acciughe. Qualcuno la chiama siciliana, qualcuno marinara con mozzarella, qualcuno come cacchio vuole lui.

Tant’è che, ogni volta che dicevo “siciliana”, mi arrivava ‘na roba completamente diversa, quando dicevo “marinara con mozzarella” m’arrivava la margherita con l’origano, quando dicevo quello che volevo la chiamavano napoletana con la mozzarella o siciliana senza olive… Disperazione assoluta e così, alla fine della fiera, mi sono arresa e dico quello che ci voglio sopra e basta. Fosse mai che pure per la pizza mi devo far le pippe? No grazie! E se poi ci pensi, una come me che viene da una famiglia che ha praticamente sempre avuto pizzerie… ci soffre davvero a non saper dire che pizza vuole.

Come la mangio? Beh… pure là, sono metodica: tutta, tutta tutta. Ma proprio tutta, neh? Non sopporto quelli che lasciano “l’anello” di pasta o quelli che mettono la mozzarella sui lati del piatto. Io prendo e taglio, pezzetto dopo pezzetto, ogni singolo atomo di quella pizza e la inglobo lentamente, saporitamente nel mio corpo. Pezzetti piccoli, però. Piccoli pezzetti, che li devo gustare bene e lentamente. Ora che ci penso, guardo sempre la gente che mangia la pizza con me. Soprattutto dopo aver vissuto con un marito che divorava (letteralmente) la pizza a grossi bocconi che sembrava stesse per strozzarsi e poi diceva che stava male perché aveva mangiato in fretta e a grosse palmate.

E che rumore sgradevole faceva! Marò, non ci posso pensare… Era una roba che mi faceva stare davvero male. Quante liti su questa cosa… Invece, io inizio con un piccolo triangolo e poi, piccoli quadratini che ripiego e prendo con la forchetta. A volte, se proprio voglio essere viziosa, prendo i triangolini con il pezzo di crosta con le mani e me la gusto come i bambini. Ad ogni modo, però, la finisco tutta. E’ una questione di principio. La devo finire tutta. Perché mi incazzavo quando i nostri clienti la lasciavano. E perché mi piace…

Che intreccio ha con la mia personalità la mia pizza? Hmmm… La pizza americana piena di porcherie penso sia meramente un mio atto di ribellione nei confronti dei dop, doc, dod, dom e di quant’altro vuoi tu. Da qualche parte, in breve, ci si deve ribellare. E io lo faccio con le spesse pizze surgelate americane piene di porcherie assurde come mais, peperoni, salame piccante, ananas e altre schifezze simili. Mò che ci penso, succede davvero una volta al mese…

La margherita con i capperi e le acciughe, ti dirò, è frutto di un lungo lavoro su me stessa. Non sapevo mai cosa ordinare e le ho provate tutte. Poi, un giorno, a Napoli, tanti anni fa, mi trovavo da “Reginella” e mi venne chiesto che pizza preferivo. Guardai negli occhi chi me l’aveva chiesto e pensai che non lo sapevo e che l’ultima cosa che mi fotteva, in quell’attimo di vita, era di decidere che pizza volevo perché, in quel momento (e nell’ordine) dovevo correre in bagno a fare pipì ed ero troppo felice di essere là. Sì, allora a tutto pensavo, meno che alla pizza.

Ero innamorata, in un posto stupendo, in un giorno stupendo, con un uomo stupendo e, lo ammetto, non avevo ancora deciso, nella vita, a che pizza “allocarmi”.

E così, pensai che doveva essere qualcosa di normale ma con un pizzico in “più”, come me. E la margherita con acciughe e capperi fu. E chiesi pure il peperoncino, ovviamente, da spargerci sopra, quando arrivò… Che quello davvero mi rappresenta. Da allora, ovunque io sia andata a mangiare la pizza, non ho mai ordinato nulla di diverso e mai smetterò. Perché mi ci sono affezionata a quella pizza. Perché rappresenta il mio momento di crescita e maturità “pizzistica”… vuoi mettere!

Perché, da qualche parte nello spazio, nel tempo, nel mio cuore e nella mia anima, quel momento non scomparirà mai e per quanto la vita mi abbia portato dove sono ora, felice e serena, in realtà, mi ci ha portato anche attraverso quell’attimo, insieme ad altri, e ad esso devo rendere onore e grazie.

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