La Chiesa e le leggi dello Stato.

di Attilio Runello. La Chiesa ha il compito che ha ricevuto due mila anni fa e che esercita come può, essendo fatta di persone con tutti i loro pregi e difetti.
La Chiesa si occupa di salvezza delle anime. Si occupa di amministrare i sacramenti. Si occupa di spiegare che cosa vuole Dio dall’uomo. Parla di trascendenza, di un’anima che hanno tutti gli esseri umani e che continua a vivere anche dopo la morte.
Lo fa anche parlando ai governanti. Lo fa dove può è come può. In molti paesi ancora oggi è perseguitata, o non le è concesso di parlare.
In altri le e’ concesso. In alcuni casi stipula degli accordi che hanno il compito di aiutare la pastorale. Quando le viene concesso.

Naturalmente quando quello che dice asseconda quello che gran parte dei media condividono viene esaltata. Come avviene per esempio per  quanto riguarda l’accoglienza dei migranti.

I governanti, la politica hanno un compito diverso da quello della Chiesa. Soprattutto in un paese come l’Italia, in democrazia hanno la funzione di fare applicare la Costituzione e le leggi, e in molti casi per le nuove leggi da promuovere trovare la sintesi fra le tante legittime esigenze.

Se nei media per una molteplicità di ragioni si affermano determinate idee, il compito dello Stato è quello di lasciare spazio anche alle minoranze, che fanno fatica a trovare spazio nei media. Altrimenti diventa una dittatura. Quella del quarto potere.

La Chiesa fa fatica a trovare spazio quando non asseconda le linee su cui quasi tutti gli operatori convergono. E gli operatori convergono su alcune linee perché stare fuori dal coro è scomodo, si rischia di non avere share, di non vendere copie, di essere emarginati, di perdere il posto di lavoro. Poi tanto la gente dimentica facilmente: solo un anno fa si parlava delle sardine, adesso non ne parla più nessuno. Solo due anni fa sembrava che l’adesione al fondo salva stati fosse l’argomento da prima pagina e adesso non ne parla più nessuno.

In questo momento i diritti delle coppie non etero sembrano essere da prima pagina.

Ma ci si dimentica facilmente dei diritti di quei genitori che vogliono dare una educazione ai propri figli e non lasciare che sia la società – che poi finisce con l’essere fatta da chi grida di più in quel momento – a farlo. Almeno la scuola su questi argomenti dovrebbe essere neutrale. Dovrebbe rappresentare lo spazio in cui i dibatti del momento non trovino spazio, ma si parli dei valori che rimangono nel tempo. Sempre che il Covid consenta a ragazzi e ragazze di andare a scuola in presenza.

You may also like...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *