Israele, una nazione senza pace.

di Alberto Sigona. In questi giorni il Mondo sta assistendo inorridito ed impotente dinnanzi alla drastica e repentina escalation di barbara ed immane violenza che sta abbrancando ed angosciando Israele, la cui Nazione è stata attaccata frontalmente ed in maniera atroce dai palestinesi (esattamente dall’organizzazione terroristica denominata Hamas), per una guerra che riapre in Medio Oriente una profonda ferita mai del tutto rimarginata e che si ricollega alla storica “questione israelo-palestinese” che si trascina ormai dall’immediato Dopoguerra.

Ed il tutto si “aggancia” addirittura alla Germania Nazista ed alla mortale persecuzione – sfociata in vero e proprio genocidio – degli ebrei perpetrata dal suo fanatico e sanguinario dittatore Adolf Hitler. A seguito della “pulizia etnica”, tristemente nota come Shoah (od “olocausto”), da lui perpetrata, negli Anni 40 perirono milioni innocenti di etnia ebraica che abitavano i territori in quegli anni dominati dal III Reich (Germania e Polonia in primis), per una calamità di portata immane che inorridì l’opinione pubblica mondiale. Sicché, sulla scorta di quella spaventosa tragedia, l’ONU, al fine di scongiurare in futuro eventi del genere, indotta dalla pressione di neonati movimenti sionisti che proponevano a gran voce il “rientro a casa” nella loro “Patria storica” di tutti gli ebrei da svariati secoli sparsi per il Pianeta (e qui si approda, pensate, alla cosiddetta diaspora di origini bibliche), propose la creazione in Palestina (all’epoca sotto mandato della Gran Bretagna, in cui già da alcuni anni si trovava un discreto numero d’immigrati ebrei) di uno Stato ebraico (1) e di uno Stato arabo. La Palestina, però, era abitata da tempo immemore da popolazione musulmana (ricordiamo che per molti secoli essa fu parte integrante del vasto e potente Impero ottomano, prima di terminare fra le grinfie europee, attirate dalle ingenti risorse petrolifere…(2), i cui “rappresentanti” istituzionali sin da subito si dichiararono nettamente contrari al piano risolutivo caldeggiato dalle Nazioni Unite, osteggiandolo con forza (3). Come primo vero atto politico di opposizione le nazioni arabe fecero perciò ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia, sostenendo la non competenza dell’Assemblea delle Nazioni Unite nel deliberare – andando contro la volontà della maggioranza dei suoi residenti – il frazionamento del territorio in questione. Ma il ricorso sarà respinto. Così nel 1948 verrà proclamato il nuovo Stato d’Israele. Ma come vedremo, e com’era prevedibile, la nuova entità politica non avrà per niente vita facile.

Essa, infatti, sin dai primi giorni di vita (4), prima ancora che l’ONU ratificasse definitivamente la sua disposizione, sarà costretta a fronteggiare una sequela di attacchi bellici e paramilitari di matrice araba di vario genere e di pesante entità, per un popolo che si vedrà costantemente costretto a fare i conti con infiniti focolai, scaramucce, attentati terroristici (che coinvolsero persino le Olimpiadi di Monaco ’72, violando la sacralità olimpica) e minacce di ogni tipo, convivendo in modo permanente con la paura e l’instabilità, sempre in bilico tra momenti di tensione e di distensione, fra la pace e la guerra, quella annunciata e quella vissuta, in cui la tregua armata è il massimo che si può sperare di ottenere. Sino ad arrivare al gravissimo, ingiustificabile e barbaro attacco senza precedenti di questi giorni, in cui l’attrito fra le due potenze e le due etnie sta toccando l’apice della drammaticità politico-sociale, lambendo probabilmente il fatidico punto di non ritorno, il cui la soluzione di tutti i mali appare un bagliore che si perde oltre l’orizzonte. È triste constatare come quella che doveva essere la tanto auspicata terra di ritrovata speranza, armonia e serenità nel tempo sia irrimediabilmente divenuta una terra di discordia, lacrime e sangue, con l’odio a farla perennemente da feroce padrone in quello che sta diventando la dimora dell’abisso. A suo tempo l’ONU credette di risolvere una volta per tutte il “problema ebraico”, ed invece, forse inconsapevolmente, non fece altro che acuirlo drasticamente, per quella che alla resa dei conti si è rivelata una scelta sciagurata, di quelle che non contemplano le nefaste conseguenze del caso e che impediscono di ripristinare lo status quo ante.


(1) Grazie all’acquisto di terreni concessi dall’Agenzia ebraica (che agiva grazie ai finanziamenti provenienti da sostenitori esteri) ai profughi ebrei che abbandonavano i loro territori, fra il 1922 ed il ’47 la Palestina vedrà fortemente alterata la sua composizione demografica, con la minoranza ebraica che crescerà dall’11,1% al 33% del totale. Il risultato fu quello di portare la popolazione ebraica in Palestina dalle 84.000 unità del 1922 (a fronte dei 590.000 musulmani e 71.000 cristiani), alle 175.138 del 1931 (contro i 761.922 musulmani e i quasi 90.000 cristiani), sino a giungere alle ben 360.000 unità della fine degli Anni Trenta .

(2) Pertanto i popoli arabi che vivevano nella zona, già uniti in parte dalla comune religione islamica, svilupparono una forte identità nazionale (spesso nazionalistica) in risposta alla forzata occupazione straniera.

(3) Inizialmente gli attriti principalmente non erano dovuti all’immigrazione in sé, ma ai differenti sistemi di assegnazione del terreno: gran parte della popolazione locale per il diritto britannico non possedeva ufficialmente il terreno, di conseguenza, molti terreni usati dai contadini arabi erano ufficialmente (per la legge britannica) senza proprietario e venivano quindi acquistati da coloni ebrei appena immigrati. Per la popolazione autoctona ciò evidentemente non poteva essere ben tollerato, in quanto veniva visto come una vera espropriazione coatta che toglieva l’unica fonte di sostentamento e lavoro a moltissimi insediamenti arabi preesistenti.

(4) Il cosiddetto “Primo conflitto arabo-israeliano” fu scatenato dagli Stati arabi dell’Egitto, della Siria, del Libano, della Transgiordania e dell’Iraq l’indomani della dichiarazione d’indipendenza israeliana! Il conflitto vedrà il successo d’Israele, che allargherà i suoi domini…

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