Immigrazione, ci stanno pianificando la riorganizzazione demografica europea.

di Grazia Nonis. Centomila, un milione, cento milioni.. Quanti immigrati saremo ancora costretti ad accogliere e a mantenere? Un quesito più che legittimo ma non degno di risposta, come se a porlo fosse lo scemo del villaggio, immeritevole di riscontro perché tonto e in questo caso anche razzista. Il governo non ritiene opportuno dare spiegazioni, chiarimenti o giustificazioni. Il governo decide ed il cittadino deve accettare, senza se e senza ma.
Poco importa se la situazione gli è sfuggita di mano, ed intere zone delle nostre città somigliano a camping sgangherati con tanto di cloache a cielo aperto. Poco importa se in alcune strade i residenti sono ostaggio di centinaia di immigrati, portati lì da associazioni di volontariato che ben si guardano dal dirottarli verso le loro vie, sotto le loro finestre. Via Cupa a Roma è l’esempio più eclatante: strada e marciapiede invase da centinaia di immigrati. Piedi e gambe che spuntano dalle canadesi; bacinelle per il bucato; sedie, sgabelli, divani sfondati; asciugamani che pendono dai rami degli alberi o da improvvisati stendini; rifiuti, pattume, rivoli e tanfo d’urina a tenere in ostaggio gli abitanti di un’intera via. Poco importa se le nostre stazioni sono diventate degli accampamenti, dove il semplice acquisto di un biglietto e l’attesa del convoglio in arrivo diventano paurosa odissea. Odissea che continua all’interno di un vagone, testimone nostalgico dei tempi in cui si viaggiava leggendo un libro o godendosi il paesaggio guardando fuori del finestrino, oggi ridotto a spettatore delle nostre paure, dei pestaggi, degli abusi, dei biglietti non pagati, dei colpi d’ascia e degli stupri. Accoglienza obbligatoria, fatta coi piedi e vergognosamente sgangherata. Il prefetto, coadiuvato dalle varie cooperative a guadagno speciale, decide i luoghi, le zone, gli edifici. Centoventi immigrati in una palazzina di trenta residenti; venti in un paese di quaranta abitanti; cinquanta in una cascina di due nuclei famigliari formati da otto persone; una mamma e due bambini costretti a convivere nella stessa palazzina con venti migranti. Ingresso, giardino e scala in comune. E’ colpa del prefetto, no… del sindaco, no… del comune, no… di Alfano, no… del questore, no… Fattene una ragione, caro cittadino italiano, la colpa è solo tua. Razza di lamentoso egoista poco buonista e molto razzista, che mai ti fai scappare l’occasione per recitare il tuo solito slogan: “La maggior parte di questi profughi… profughi non sono, ed i corpi ben pasciuti ed i ventri scolpiti di questi fuggiaschi fan sorgere più di qualche dubbio in proposito. Inoltre, di donne e bambini se ne vedono pochi. Quindi sono vigliacchi e sono scappati lasciandoli sotto le bombe, oppure sono bugiardi, e abusivi poiché rubano il posto a chi ha veramente bisogno del nostro aiuto”.  Ficcatelo bene in mente, non frega a nessuno se i dati e le statistiche ti danno ragione, caro illuso cittadino italiano. Ad ogni modo, dopo mesi di grosse ronfate, Renzi il ganassa ha implorato Merkel e Hollande di rispettare gli accordi e di spalancare i confini per aiutarci a smaltire il mare di migranti che invade la nostra penisola. I “padroni” dell’Unione hanno risposto che si faranno carico solo di qualche manciata di veri profughi. “Vedremo, ci riuniremo, ne riparleremo ma adesso stai a cuccia, e ricordati di dare una svegliata al tuo tirapiedi che con gli hotspot sta facendo l’ennesima figura di melma”. Infatti, pure quintuplicando uffici e personale, al paese più lento e burocrate del mondo, e cioè il nostro, servono anni per dimostrare se un clandestino ha diritto a rimanere o è obbligato ad andarsene. Piccolo esempio personale: la mia cittadina ospita da più di due anni 100 clandestini (la loro nazionalità non corrisponde a quella dei paesi in guerra, ma non è questa la novità) e ad oggi nessuno di loro è mai entrato in possesso del documento del “puoi restare o ciao”. Ahinoi, in questo paese incapace di intendere, ma soprattutto i volere, il “Ciao devi andartene, sei espulso” si riduce alla semplice consegna di un misero foglietto di via cacciato in mano all’espulso. Costui, abbandonato a se stesso ma libero di andare in ogni dove su e giù per lo stivale, si accoda ad altri clandestini già “cacciati” sulla carta ma ormai stanziali sul nostro territorio, e si somma ai richiedenti asilo allontanati dai vari centri accoglienza per condotta violenta, o perché pizzicati a rubare a spacciare e fare altre cose brutte, ma ancora in attesa di riconoscimento e quindi senza foglio d’espulsione. Non da ultimo, notizia di questi giorni, pare che i soldi per pagare le cooperative si siano misteriosamente bloccati da qualche parte. Quindi, a questa marea di espulsi e di viandanti, si potrebbe aggiungere quella degli sbattuti fuori dagli alloggi-alberghi-residence e dalle caritatevoli e samaritane cooperative. In conclusione, siamo in balia di menti folli e perverse. Oppure ostaggio, noi e i clandestini, di scaltri cervelli che stanno pianificando la riorganizzazione demografica europea. In entrambi i casi, esiste una sola certezza: ci stanno democraticamente fregando.

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