Il terzo mondo siamo noi?

di Maria Pia Caporuscio. Quando i media italiani storcono la bocca ogni volta che nominano la parola “Socialismo” mi piacerebbe portarli a fare un giretto nei paesi dell’America Latina, così la spalancherebbero per lo stupore. Probabilmente la categoria dei giornalisti non subisce gli effetti del capitalismo e intende mantenere lo status quo, ma è triste che non riescano a vedere oltre il proprio naso.
Questo capitalismo finanziario o meglio, questa degenerazione del capitalismo, si dovrebbe chiamare “nazi-capitalismo” perché si tratta di una vera e propria forma di dittatura finanziaria che divora la classe lavoratrice. Il lavoro è diventata fonte di sofferenza, sofferenza che va oltre il lavoro salariato e sta attraversando il ceto medio, in una sorta di schiavismo autorizzato che chiamano progresso. Ma a che serve il progresso se crea povertà, schiavitù e disperazione? Si produce valore attraverso l’espropriazione della vita degli esseri umani. Altro che progresso, questa è una tragedia storica! Si privatizzano beni comuni come l’acqua, il cibo, la sanità, il sapere collettivo con lo smantellamento dello stato sociale. Le Democrazie vengono svuotate dei contenuti lasciando soltanto l’involucro. Non si investe più e tutto il denaro finisce nei paradisi fiscali, totalmente funzionali al capitale. Le piccole e medie imprese chiudono creando una massa enorme di disoccupati e l’impoverimento sistemico delle popolazioni. Sono funzionali alla loro crescita attraverso la crisi. L’egemonia finanziaria, sta nella sua pervasività o schizofrenia di cui si è impregnata la società, un’egomacchina che determina i nostri comportamenti e trasforma qualsiasi valore d’uso in valore speculativo, che comporta l’arricchimento sfrenato dei capitalisti e la condanna alla fame del resto dell’umanità. Se non riusciremo a spezzare quella gabbia in cui questo devastante capitalismo ci sta tenendo, molto presto “terzo mondo” diventerà la vecchia gloriosa Europa.

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