Il lavoro in italia è una corsa al ribasso.

di Pier Giorgio Tomatis. Ci sono due notizie che ci aiutano a capire quale progetto (secondo me folle e criminale) si sta cercando di realizzare sulla pelle e i sogni degli italiani.

La prima è quella relativa ad una lettera scritta dal presidente degli industriali di Cuneo e rivolta alle famiglie dei ragazzi in procinto di scegliere la scuola superiore e che ha scatenato (per fortuna) una polemica nazionale. Nel testo si legge il messaggio: Studiate sì… ma da operai, così sarà più facile trovare lavoro. Fondamentalmente, l’industriale sostiene che il settore al quale i giovani studenti si rivolgeranno prima o poi, e attorno al quale ruoteranno le loro vite e le famiglie che sapranno formare, ha bisogno di operai e tecnici. Verrebbe la pena di scomodare Lapalisse per sostenere che è meglio avere un lavoro di basse pretese (e bassa remunerazione) che essere un cervellone plurilaureato (e disoccupato cronico)? No. Appunto. Solo che mi domando, con la Cina a poca distanza, se è opportuno e lungimirante abbassare il livello culturale della cittadinanza (e del costo del lavoro) per cambiare faccia all’Industria italiana. Secondo me è una tattica suicida, ma la seconda notizia di cui voglio parlare sembra andare proprio in questa direzione. Nel 2016, il ministero dello Sviluppo ha lanciato una brochure che si poteva scaricare liberamente dal sito Investinitaly e che è stata distribuita a Milano, durante la presentazione del piano nazionale Industria 4.0, alla presenza dell’allora premier Matteo Renzi. Cosa sosteneva questo messaggio? Innanzitutto, era un invito a investire nel nostro Paese (e questo è cosa buona e giusta), tuttavia, lo ha fatto con contenuti che fanno sospettare che la cosiddetta “fuga dei cervelli” italiani è stata pensata, studiata a tavolino e realizzata con estrema cura. Tra le altre cose, nella brochure si leggeva che “Un ingegnere in Italia guadagna mediamente in un anno 38.500 euro, mentre in altri Paesi lo stesso profilo ha una retribuzione media di 48.500 euro l’anno. I costi del lavoro in Italia sono ben al di sotto dei competitor come Francia e Germania. Inoltre, la crescita del costo del lavoro nell’ultimo triennio (2012-14) è la più bassa rispetto a quelle registrate nell’Eurozona (+1,2% contro +1,7)”. Insomma, il Governo ha fatto la proposta del Dash (per chi non ricorda il vecchio spot di carosello l’invito è a ricercare su youtube quella vecchia pubblicità con Paolo Ferrari in cui l’attore cercava di convincere una massaia a dargli il suo fustino appena acquistato dandogliene in cambio due anonimi). Se può servire a comprendere la follia di questa operazione voglio suggerire che in campo automobilistico una Casa che non ha quasi mai conosciuto una crisi è la Mercedes. Perché? Perché ha da sempre puntato sulla qualità. Le aziende che hanno prodotto oggetti di valore e prezzo molto basso hanno spesso fatto un’altra storia… Quella dei registri nei Tribunali fallimentari… E’ la Legge di Gresham.

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