I patiti dell’abbronzatura!

Quando ti svegli al mattino vorresti trovarti già in riva al mare per non perdere neppure un raggio di sole. Se poi resti in città non vedi l’ora di correre per fare un lettino solare e se non lo fai ti senti… in colpa!
E dire che tra crisi economica e stress pensavamo che c’avessero fatto già tanto neri da non poterne più.
Ma evidentemente non è mai abbastanza! Mai troppo scuri, angosciati dallo spettro del pallore incombente e devoti del lettino solare: ecco l’identikit dei tanoressici, nerissimi rappresentanti di una forma di dipendenza nuova e pericolosa, quella della tintarella a tutti i costi.
Si tratterebbe di un vero e proprio stato patologico che non solo mette a rischio la salute della pelle, ma spesso si intreccia con altre fragilità come l’ansia e l’abuso di alcol e droghe.
Ecco, la tintarella come una droga, come una malattia, perchè loro, i forzati della pelle nera a tutti i costi, non si percepiscono mai abbastanza scuri e si espongono a ore e ore di sole vero o artificiale.
Negli Stati Uniti se ne parla già da tempo e la chiamano tanoressia, dall’unione della parola tan, abbronzatura, all’anoressia.
Come gli anoressici non si vedono mai abbastanza magri, i tanoressici non si vedono mai abbastanza scuri.
E proprio come alcolisti e tabagisti, sanno benissimo quali rischi corrono, ma non riescono a dire basta. Intanto, da quest’altra parte dell’oceano, i dermatologi italiani ricordano che prima dei 30 anni l’esposizione alle lampade abbronzanti aumenta del 75 per cento il rischio di sviluppare un melanoma.
Secondo le più recenti statistiche la sindrome compulsiva da sole sarebbe una vera e propria malattia che interessa più di 10 milioni di connazionali, fra adulti e giovani. E se sono circa un milione e mezzo i ragazzi italiani fra i 14 e i 18 anni che fanno almeno una lampada abbronzante all’anno, fra questi 700mila sono da catalogarsi come lettino-dipendenti, perchè ne fanno più di una al mese.
Tutti gli utilizzatori compulsivi – intervistati nei diversi studi di settore – hanno dichiarato di conoscere i rischi di tumore della pelle, ma quasi nessuno rinuncia per questo alla carnagione ultradorata. Il 78 per cento di loro ha tentato invano di dare un taglio alle sedute in solarium e si è sentito in colpa per questo.
Inoltre, più dei loro coetanei pallidi mostrano segni di ansia e più di loro usano alcol, marijuana e altre droghe. Quale sarebbe il nesso? Secondo gli studiosi, sia l’abuso di raggi Uv sia quello di sostanze possono essere considerati mezzi per regolare le emozioni e gestire la sofferenza.
Un’altra ipotesi sollevata da altre ricerche (ma mai confermata) è che l’abbronzatura stimoli il rilascio di endorfine, sostanze prodotte dall’organismo legate a sensazioni di euforia e piacere.
La tanning addiction può manifestarsi nei giovani, ma non solo (quanti cinquantenni ultra-abbronzati si vedono al mare e in montagna?), in persone a disagio, che fanno fatica ad accettarsi, e innescare un circolo vizioso per cui il colore non è mai abbastanza.
E’ importante sapere che certi comportamenti sono in aumento e che sono un pericolo per la salute, come ben sanno i dermatologi.
E’ innegabile che ci sia un uso un pò smodato dell’abbronzatura, un fatto di moda e costume che soprattutto i giovani non sanno governare.
Per questo è essenziale la presenza di personale preparato accanto alle apparecchiature dei centri estetici, come del resto prevede la legge.
Non dimentichiamo che fino a qualche tempo fa in Italia c’erano le lampade a gettone, che il cliente gestiva a piacere senza un’estetista che vigilasse e informasse sulle precauzioni corrette, come togliersi le lenti a contatto o evitare la seduta se si assumono farmaci.
I ragazzi devono sapere che i danni provocati a 18 anni non si vedono dopo sei mesi, ma 40, con invecchiamento precoce e patologie varie, fra cui i tumori della pelle. In realtà siamo ancora lontani da una vera tutela dell’utenza, che resta nelle mani della serietà dei singoli esercenti.
Secondo recenti indagini, in 50 centri abbronzanti di otto città i clienti si possono arrostire senza limiti, le norme non ci sono e i controlli delle Asl sono rare eccezioni. Nella gran parte dei casi le porte delle docce solari si sono spalancate per ragazze bianchissime, senza occhialini protettivi, senza domande sul tipo di pelle o sull’uso di farmaci fotosensibilizzanti (antibiotici, pillola anticoncezionale). I minori? Nell’80 per cento dei centri sono i benvenuti.

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