I fini economici della controriforma costituzionale di Renzi.

di Gerardo Lisco. Slegare le politiche economiche, che il Governo Renzi persegue, dalla controriforma della Costituzione è sciocco e soprattutto non aiuta a coglierne fino in fondo il senso. La riscrittura della Costituzione che fa il ddl Boschi risponde totalmente alle indicazioni venute dalla “Commissione Trilaterale” e fatte proprie da JP Morgan in un documento pubblicato nel 2013. Il documento pubblicato dalla JP Morgan nel 2013 sostiene che se all’inizio la crisi sembrava di natura prettamente economica dovuta a limiti propri (cioè debito pubblico troppo alto, problemi legati ai mutui e alle banche, tassi di cambio reali non convergenti, e varie rigidità strutturali), successivamente ha mostrato limiti di natura politica.
Nello specifico il documento sostiene che “I sistemi politici dei paesi del sud, e in particolare le loro costituzioni, adottate in seguito alla caduta del fascismo, presentano una serie di caratteristiche che appaiono inadatte a favorire la maggiore integrazione dell’area europea.(…)”. Che la Costituzione italiana presenti elementi di Socialismo è cosa nota. Il giurista Carlo Lavagna in uno scritto dal titolo “Costituzione e Socialismo” pubblicato nel 1977 dimostrò “la perfetta conciliabilità dei due sistemi, costituzionale e socialista, a condizione che vengano rispettati i fondamentali principi di democrazia e libertà”. Pertanto quanto sostiene nel proprio documento JP Morgan non è una fantasia; ma proprio perché è parte della cultura di questi Paesi, mi chiedo se le modifiche del ddl Boschi siano davvero utili agli italiani. L’analisi di alcuni articoli della Costituzione potrebbe aiutarci a capire i termini della questione. Art. 35 La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme e applicazioni (…); 36 Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità ed alla qualità del suo lavoro ed in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé ed alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa (…); 41 L’iniziativa economica è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà ed alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata ai fini sociali. Ho citato solo questi articoli perché, più di altri, mi sembrano palesemente in contrasto con i paradigmi economici dominanti sostenuti dal mondo della finanza al quale fa riferimento JP Morgan e ancor prima la Commissione Trilaterale. Dal Governo Monti a quello Renzi si evince l’applicazione tout court delle indicazioni che vengono dalla finanza internazionale. Per il pensiero economico egemone si esce dalla crisi solo se verranno abbattuti i vincoli giuridici che attengono l’economica e il lavoro. E’ cosa nota che UE e USA stanno trattando sull’accordo di libero scambio transatlantico denominato TTIP. Per svuotare di significato e di forza l’art. 41 della Costituzione serve rendere impotente sia il Parlamento che la Corte Costituzionale. La Costituzione rinnovata dal ddl Boschi, in combinato disposto con la legge elettorale c. d. “Italicum”, è funzionale alla sottoscrizione del TTIP conferendo un potere enorme al Presidente del Consiglio. Infatti saremmo in presenza di un Parlamento di “nominati” eletto con un premio di maggioranza che garantisce al Presidente del Consiglio sia il controllo del Parlamento che della Corte Costituzionale. Anche per gli altri articoli che ho citato valgono le stesse considerazioni. Quanto sta succedendo in Italia fa il paio con gli accadimenti in Francia e in Sud America con quanto si sta verificando in Brasile, Venezuela e Argentina. Con molta probabilità siamo in presenza di una nuova stretta del capitalismo finanziario sulla Democrazia. La stretta operata dal capitalismo nel 1973 portò i colpi di stato in Cile e in Argentina e in Italia una stagione di attentati terroristici culminati con il sequestro e l’uccisione di Moro. Il dramma di oggi è che l’attuale classe politica non ha le stesse qualità di quella dell’epoca.

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