Guerra Russia-Ucraina. Draghi: “Non intervenire significa giustificare Hitler e Mussolini”.

Avevamo già stigmatizzato su queste pagine l’intervento del presidente del consiglio che – sempre a nostro modestissimo avviso – pendeva di più verso una dichiarazione di guerra alla Russia che ad una vera volontà di cercare la pace e di trovare una soluzione diplomatica al conflitto tra i due paesi in guerra.

Era pertanto inevitabile che si alzassero i toni del dibattito politico dopo quelle parole, parole pesanti, pronunciate a Montecitorio dove già i primi malumori si erano registarti con la protesta di 350 tra deputati e senatori che avevano disertato l’Aula non condividendo la politica del governo sull’Ucraina, le sanzioni e le forniture di armi all’esercito di Kiev.

Vivace il confronto tra il premier e Vittorio Sgarbi, eletto nel 2018 con Forza Italia e oggi nel Gruppo Misto, protagonista di una orazione appassionata. “Tolstoj indicava questa rotta: ‘come non si può spegnere il fuoco con il fuoco, né asciugare l’acqua con l’acqua, così non si può eliminare la violenza con la violenza’. Sarei quindi prudente per l’avvenire a pensare che armare quell’esercito che è un grande esercito di resistenza, e diventa sempre più forte con i cittadini, non sia in realtà un modo per non interrompere questa guerra e aumentare i morti, perché anche un soldato russo morto è un innocente: non ha voluto quella guerra, l’ha subita”. 

Quando Draghi riprende la parola, ecco la sua risposta al critico d’arte eletto nel 2018 con Forza Italia e oggi nel Gruppo Misto: “All’Onorevole Sgarbi dico che capisco la sua tristezza. Che poi è anche la mia e credo che sia quella di tutti noi qui, di fronte alla carneficina. E’ un terreno molto scivoloso questo, perché se noi sviluppiamo le conseguenze in questo ragionamento, dovremmo dire ‘non aiutare militarmente i Paesi che vengono militarmente attaccati’, questo è il ragionamento. Allora dovremmo accettare che, sostanzialmente, difendiamo il Paese aggressore, non intervenendo. Dovremmo lasciare che gli ucraini perdano il loro Paese e accettino pacificamente la schiavitù. Capisce bene che questo è un terreno scivoloso, che ci porta giustificare tutti gli autocrati, tutti coloro che hanno aggredito Paesi inermi a cominciare da Hitler, a cominciare da Mussolini“.

Un terreno talmente “scivoloso” che rischia – malgrado noi – di trascinarci dritti, dritti dentro la terza guerra mondiale.

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6 Responses

  1. Tommy F. ha detto:

    La Costituzione parla a noi, non agli altri e questa è una guerra degli altri, che ci riguarda però come partner di Stati con i quali abbiamo firmato dei Trattati. E anche se la nostra Costituzione ci vietasse la guerra, e così non è, si tratterebbe di un divieto destinato a cedere il passo a norme sovranazionali. L’articolo 11 della Costituzione, non prevede un no generico alla guerra, la ripudia come offesa, e va letto insieme all’articolo 10, secondo il quale l’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. Anche l’articolo 117 ricorda che la potestà dello Stato va esercitata nel rispetto dei vincoli che derivano dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali. L’Italia non è la Svizzera, e lo ha dimostrato in passato, inviando non solo armi ma uomini la cui vita era a rischio, in quelle che, in maniera molto soft, erano definite missioni di peacekeeping.

  2. Patrizai M. ha detto:

    X roberto b. L’invio di armi all’Ucraina, non viola l’articolo 11 della Costituzione secondo il quale l’Italia ripudia la guerra, è in linea con i trattati internazionali sottoscritti dal nostro paese, e non è un atto di guerra nei confronti della Russia. La decisione di inviare armi a Kiev, adottata dal Parlamento le scorse settimane – anche se non piace al 55% degli italiani come evidenziato dai sondaggi – è in linea sia con la Carta sia con le norme sovranazionali, che ci impongono di adeguarci alle scelte fatte dagli Stati con i quali l’Italia ha sottoscritto contratti internazionali. A chiarire la portata dell’articolo 11 della Costituzione è il presidente emerito della Consulta Cesare Mirabelli, che sgombra il campo dalla possibilità di invocare quanto messo nero su bianco dai nostri padri costituenti, per fermare l’invio di materiale di difesa in Ucraina: «Quanto scritto nell’articolo 11 ha il carattere di un’enunciazione generale – spiega Mirabelli – e va letto come il ripudio della guerra di aggressione o intesa come uno strumento di soluzione delle controversie internazionali. Ma per la Carta la guerra esiste. Può essere deliberata dal Parlamento e proclamata dal presidente della Repubblica. Anche se questo aspetto non ci interessa perchè non siamo noi in guerra.»

  3. Vale'88 ha detto:

    La Costituzione coma il Vangelo: bella ma impossibile da attuare in un questo mondo di squali!

  4. Silvia S. ha detto:

    Ottima osservazione! Ma la Costituzione in Italia è rimasta sulla carta, difficile applicarla al 100%!

  5. Rita CT ha detto:

    Caro amico mio, la Costituzione….la tirano in ballo solo quando gli conviene e se la rigirano a loro uso e consumo!

  6. roberto b ha detto:

    Anch’io vedo questo governo spostato sulla china della guerra, in primis il ministro della difesa. Vorrei che dalla nazione si sollevasse una domanda: -cosa pensate dell’ articolo della nostra Costituzione che dice che noi ripudiamo la guerra?- Chiediamolo ai politici che sono presenti anche in questo blog.
    un saluto roberto b

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