Fontana è il nuovo Presidente della Camera.

Family Minister Lorenzo Fontana upon his arrival at the League Party headquater in Milan, Italy, 27 May 2019. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

Stavolta, a diffrenza di ieri al Senato, il centrodestra ha votato in maniera compatta il vicesegretario della Lega, Lorenzo Fontana, come terza carica della Repubblica. Invece le opposizioni sono andate in ordine sparso sul nome di bandiera: Partito democratico, Verdi-Sinistra italiana e +Europa hanno votato Maria Cecilia Guerra; il Movimento 5 Stelle ha sostenuto Cafiero de Raho; Azione e Italia Viva hanno indicato Matteo Richetti.

I votanti sono stati 392. La maggioranza richiesta 197. Fontana ha ricevuto 222 voti.

Gli auguri di Giorgia Meloni al neo eletto Presidente: “Congratulazioni e auguri di buon lavoro al neo presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana. Fratelli d’Italia lo ha votato convintamente e siamo certi che saprà ricoprire questo ruolo così prestigioso con senso delle Istituzioni, equilibrio e imparzialità. Gli italiani ci chiedono risposte immediate e non perdere tempo. E la votazione di oggi, dopo quella di ieri in Senato, conferma che vogliamo lavorare in questa direzione”.

Ma non sono mancate le contestazioni da parte dell’opposizione.

Infatti, appena iniziata la quarta votazione, i deputati del Pd Rachele Scarpa, Sara Ferrari ed Alessandro Zan hanno esposto un grande striscione con la scritta “No a un presidente omofobo pro Putin”, riferito al neoeletto Presidente della Camera considerato l’esponente di punta dell’ala dura della Lega, un ultras: “ultraconservatore, ultracattolico, ultratradizionalista e filoputiniano”!

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1 Response

  1. Tino ha detto:

    Se siamo giunti a questo punto, ovvero alla possibilità che Berlusconi non indichi Meloni come presidente del Consiglio, appare evidente che non esiste più, se mai è esistita, nessuna maggioranza di centrodestra e il governo Meloni potrebbe non vedere nemmeno la luce. Il disperato piano dello stato profondo italiano di affidare il cerino di Draghi alla Meloni sta fallendo prim’ancora della formazione dell’esecutivo. Il dato di fondo che emerge da questa situazione è sempre lo stesso. La crisi della democrazia liberale è troppo profonda e troppo avanzata per poter essere invertita. I partiti non sopravviveranno al processo di disgregazione in corso.

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