Domenica 15 milioni di cittadini hanno detto SI alla democrazia.

di Guido Occelli. È il day after del referendum ed è il giorno delle analisi del voto. Chi ha vinto, chi non ha vinto, cosa ha vinto, cosa non ha vinto. Analisti arrapati dell’argomento, analisti che scavano, si contorcono come serpi sguazzanti in teorie e prospettive futuristiche e retrospettive, affannati nell’esprimere qualcosa di intelligente e originale. A me piace semplificare, anche se i 140 caratteri di Twitter non fanno per me, non è la pretesa di essere prolisso, ma le questioni vanno ragionate, per chi ne ha voglia. Sembra facile dirlo
oggi, ma personalmente ero convinto del non raggiungimento del quorum, speravo in qualcosa di più, ma in sostanza le riflessioni di oggi sarebbero state le stesse. Oggi sono in tanti a esultare per la vittoria. Tanti amareggiati per la sconfitta. Chi o Cosa ha vinto? Chi o Cosa ha perso? Di una cosa sono certo, chi o cosa ha “vinto”, ha vinto senza Onore e Gloria e non se ne vergogna, non se ne vergogna perchè sa di avere ottenuto questa “vittoria” perpetrando una strategia organizzatissima di menzogne colpo su colpo, argomento su argomento, prova inconfutabile su prova mediatica, usando (più corretto dire non usando), gli strumenti di divulgazione ad appannaggio della disinformazione e all’occorrenza della mistificazione atta a confondere. Dati del servizio di sorveglianza sulle trasmissioni televisive dimostrano che la Rai ha dedicato all’approfondimento sul referendum una sola ora di trasmissione nell’ultimo mese, La7 ben 8 ore di trasmissione, tanto per fare un esempio. Solo questo dato può riassumere tutte le altre possibili considerazione in merito. Ha perso chi ha creduto, chi si è informato, chi si è appassionato? Assolutamente no! Non può aver perso, perchè s’è dato da fare, ha approfondito, si è dovuto immergere nel fango mediatico per trovare le proprie ragioni, è andato a votare. Indipendentemente dal si o dal no. I veri perdenti sono quei poveri che si sono sentiti disorientati dai strateghi della menzogna, sottili psicologi che sanno bene come confondere per non convincere, sanno contrapporre abilmente la verità al dubbio, sapendo che il dubbio paga più della verità, usano le stesse strategie usate con le spinose questioni delle Banche fallite, le unioni civili, Ministri discussi e discutibili, le riforme del lavoro, le pensioni, la riforma costituzionale e tutti gli altri argomenti in ballo, contrapporre ovvie obiezioni con menzogne, sapendo di mentire, sapendo di inculcare quel dubbio che porta tanti all’immobilità e alla povertà di convinzioni. I poveri, bagaglio elettorale e all’occorrenza bagaglio non elettorale, da sempre di un’ideologia politica ben precisa. Poveri e povertà, la nuova frontiera non sono più i poveri economici, sono i poveri di identità, poveri di convinzioni, poveri di interesse e volontà, volutamente voluti ignoranti sin dai primi anni di scuola, fino alla laurea, confusi e incerti. I perdenti del nostro tempo. I poveri economici sono instabili e poco affidabili, talvolta si ribellano per fame, i poveri a cui mi riferisco sono più malleabili e abbindolabili e questo referendum lo dimostra ampiamente. Non mi sento uno sconfitto e mi rivolgo ai miei amici che oggi si sentono sconfitti. Non ha vinto chi ha fatto di tutto per far perdere gli altri. Hanno perso quei poveri che inconsapevolmente vengono usati per non fare.

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