Confessioni di un sicario dell’economia.

di Bianca Maria Catanese. A me piace leggere, per lo più libri polizieschi e magari con personaggi che costituiscono una “serie”: Montalbano, Guerrieri, Wallander, Blomkvist, ecc. Ho scritto che preferisco i polizieschi perchè di solito non descrivono fatti truculenti, io aborrisco ogni forma di violenza, e preferisco i romanzi seriali perchè mi danno la certezza o quasi del lieto fine, di una giustizia che vince sul “male”. La giustizia che vince sul “male”, almeno nella forma romanzata, mi dà un aiuto per continuare a potermi guardare intorno e potermi dire: “Va bene è successo questo fatto abominevole, ma forse c’è anche qualcosa di buono… magari non viene scritto e pubblicato perchè ‘il buono’ non fa notizia“. Ma ieri sera, ascoltando il primo ospite di Fabio Fazio a “Che tempo che fa”, tale John Perkins, mi sono cadute le braccia, ammesso che quanto scritto da questa persona risponda a verità. Questa mattina mi sono premurata di andare a leggere qualcosa su Google di questo personaggio e, tra l’altro, ho trovato quanto segue: “Il banchiere John Perkins rivela: ‘Sono stato arruolato dal governo degli Stati Uniti allo scopo di risucchiare le ricchezze di paesi poveri’.” Che un banchiere intitoli le sue memorie “Confessioni di un sicario dell’economia” è già clamoroso. Ma ciò che il banchiere John Perkins rivela nel suo libro, “Confessions of an economic hit man” è spaventoso: racconta di essere stato arruolato dal governo Usa allo scopo di risucchiare a favore degli Stati Uniti le ricchezze di paesi poveri e ciò “attraverso manipolazioni economiche,tradimenti, frodi, attentati e guerre…”. Lo scrittore parla di questo “gioco al massacro” dei Paesi poveri con dovizia di particolari, dice anche che ha scritto in segreto il suo libro e che solo una piccola casa editrice ha avuto il coraggio di pubblicarglielo e afferma anche che questo libro rappresenta un’assicurazione sulla sua vita, nel caso dovesse succedergli qualcosa. Non è un libro che comprerò perchè non sapendo fino a che punto il vero sia fantavero, che la la politica sia fantapolitica e che la finanza sia fantafinanza, non mi sento di emettere giudizi. Ma se dovesse essere realtà almeno un decimo di quanto Perkins scrive, allora si può dire solo che il popolo, la massa degli uomini è meglio che pensi ad un suicidio collettivo, almeno non si darà più il piacere alle grandi personalità di vedere come sanno combattere i gladiatori.

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