Ci serve un nuovo bazooka!

di Gaetano Pedullà. Sembrava che mancasse solo l’aumento dei costi per vedere le partite di calcio, arrivato ieri, a completare la lista di quello che è diventato più caro: in una parola, tutto. Impressionante la benzina a due euro al litro, comprensivi dello sconto sulle accise che finirà tra breve, ma sono un salasso la spesa, le bollette, tutto quello di cui abbiamo bisogno.

Pure le vacanze ci rovineranno, perché pare che serva un mutuo per prenotare due lettini e l’ombrellone. Solo gli stipendi non aumentano, in buona compagnia delle pensioni, e con i chiari di luna che si vedono alla Bce, dove ieri è ufficialmente finita la stagione degli stimoli monetari, scordiamoci prestiti e finanziamenti, a meno di essere disposti a pagare interessi stratosferici.

È la tempesta perfetta, insomma, che si prepara ad abbattersi su famiglie e imprese, con un finale già scritto: l’esplosione della crisi economica e l’allargamento della forbice tra i pochi che hanno molto e i molti che non hanno niente.

Un quadro complicato da gestire, chiunque stia al Governo del Paese, ma non più drammatico di quanto si vide nel pieno della speculazione sull’euro, tra il 2010 e il 2011, quando alla guida della Bce c’era Mario Draghi, che passò alla storia per il famoso bazooka con cui iniettò enormi quantità di denaro nel sistema finanziario, salvando la moneta unica e la stabilità pure degli Stati più indebitati e a bassa crescita, come il nostro.HELICOPTER MONEY

Draghi in fondo deve tutto a quella scelta, apparentemente da ultima spiaggia, che oggi può replicare tagliando con coraggio le tasse, mettendo più soldi in tasca ai lavoratori e sostenendo chi produce. Una ricetta più facile a dirsi che a farsi, ma che bisogna assolutamente provare a realizzare.

Diversamente, al premier non resterà che inchinarsi alla dittatura dello spread, che comunque salirà, e osservare dalla finestra di Palazzo Chigi un’Italia che muore. Lui è al timone del Paese, e seppure finora non brillato sui risultati, può fare la scelta giusta. Anche se tra i mercati e la povera gente non ci ha mai sorpresi sulla parte in cui preferisce stare.

Fonte: https://www.lanotiziagiornale.it/editoriale/ci-serve-un-nuovo-bazooka/

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4 Responses

  1. Bandarabas ha detto:

    A quanto pare, anche il “buon” Orlowski avrebbe redatto la sua lista di persone “vicine al Cremlino”. Se si dà uno sguardo ai nomi, si vede che molti di essi sono notoriamente elementi vicini alle false opposizioni, Fratelli d’Italia e Lega, oppure appartenenti a partiti satellite che gravitano sempre nell’orbita di Fdi e Lega. Praticamente stiamo assistendo al sistema che cerca di fare tutto per nutrire e accreditare il suo falso antisistema. Il problema è che il giocattolo si è rotto. Il potere non riesce più a controllare e a canalizzare l’enorme dissenso nei suoi confronti. Il potere della democrazia liberale ha perduto la prerogativa sulla quale si fonda la sua stessa esistenza.

  2. Williams ha detto:

    L’affluenza alle 22 per le elezioni comunali ha raggiunto il 54%, 6 punti in meno della precedente tornata elettorale. Questo è un dato che dovrebbe essere interpretato come un segnale di allarme rosso per la politica. I comuni nei quali si è votato ieri sono per lo più quelli medio-piccoli, dove la presentazione di qualche lista civica è riuscita ancora a tenere un minimo di legame con il territorio. Se prendiamo le elezioni dell’anno precedente nei comuni più grandi, ad esempio Roma, Milano e Napoli, dove sono più “forti” i partiti che vediamo in Parlamento, notiamo un vero e proprio crollo sotto il 50%. Questo vale a dire che gli attuali partiti non hanno più alcun legame con l’elettorato, salvo i loro ultimi e sempre più resisui grumi clientelari. Queste amministrative ci dicono che se si votasse tra pochi mesi per le politiche, nessuno dei partiti attuali avrebbe la legittimità politica, e probabilmente anche numerica, per poter governare. Il sistema politico italiano è vicino alla sua estinzione.

  3. Percival ha detto:

    Apri il Corriere e trovi un lampo di verità. Non nel 2022, ma nel 1996 in un articolo firmato da Danilo Taino, che definiva, correttamente, la lira “magica”. La “magia” della lira era stata quella di consentire all’Italia di accumulare l’anno precedente una bilancia commerciale da record. Non attraverso una svalutazione dei salari, ma bensì attraverso una svalutazione del cambio. La differenza tra l’euro e la lira sta tutta qui. Il primo porta con sè intrinsecamente la macelleria sociale. L’euro è uno strumento pensato per eliminare il lavoro. La sua funzione è semplicemente quella di disoccupare per consentire al “grande capitale” di avere un forte potere negoziale di fronte ad una platea enorme di disoccupati. Più è alta questa platea, più basso sarà il salario. Viceversa lira significa capacità di gestire liberamente la propria valuta. Lira significa sovranità e protezione per i lavoratori. Tornare alla lira significa liberarsi dalla schiavitù della finanza internazionale.

  4. Massimilian ha detto:

    In queste ore, i falsi controinformatori si stanno stracciando le vesti perché i referendum scritti dal partito radicale sono stati boicottati dal pololo. In nessun modo quei quesiti affrontano i veri nodi irrisolti della giustizia, quali la magistratura correntizia, la presenza di numerose toghe iscritte alla massoneria e un rito processuale formato da tre gradi identici di giudizio. La posizione di costoro è identica a quella della stampa di regime che si sta rammaricando per il fallimento dei referendum. Il velo di Maya su di loro era caduto da tempo, ma ormai il fatto che questi soggetti siano pienamente integrati al potere è semplicemente cristallino. Il disvelamento della falsa opposizione ha portato alla sua inevitabile estinzione.

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