Chi sono i veri animali?

di Maria Pia Caporuscio. Affacciata al muretto che costeggia il giardino osservo dall’alto quella distesa azzurra, increspata da una leggera brezza di fine estate, che trasporta fino alle mie narici, unito al profumo del gelsomino, anche l’odore della salsedine. Il Mediterraneo è il mare che circonda quello stivale chiamato Italia, che delicatamente si appoggia su di lui, come per lasciarsi accarezzare. Osservo in lontananza alcune imbarcazioni, dove le vele candide sembrano farfalle. Questo spettacolo mi fa tornare alla mente le splendide visioni che il Canaletto ha fissato sulla tela, in quel tempo lontano detto “illuminismo”.
Uno spettacolo di pace che contrasta con i pensieri che si addensano dentro di me. Questo mondo che è stato in grado di generare uomini come il Canaletto, Leonardo, Michelangelo, Maria Teresa di Calcutta, Francesco d’Assisi, è capace anche di partorire mostri come gli attuali uomini di potere, che spadroneggiano sul nostro pianeta. Il mare, visto da questo punto mi appare bellissimo e trovo difficile pensare trattarsi dello stesso mare, che stiamo trasformando nella tomba dell’umanità. Una umanità terrorizzata dalla violenza e dalla ferocia con cui gli uomini si scagliano contro altri uomini. Esseri umani che tentano disperatamente di sfuggire alla morte. Uomini che abbandonano tutto ciò che hanno amato e salgono su barconi per attraversarlo, alla disperata ricerca di un luogo più tranquillo, dove trascorrere l’esistenza e far crescere i propri figli. Come si può non pensare a tutti quei sogni finiti in fondo al mare? Alla speranza uccisa prima di vedere la luce? Sento un brivido percorrermi la schiena, ma non è il vento che tace anch’esso, in muto rispetto dinanzi alla morte. Penso a quei volti mai visti, a quelle mani tese in cerca d’aiuto, a quegli occhi che hanno visto solo orrore, a quelle bocche dove non è apparso il sorriso, a quei bimbi che avevano ancora voglia di giocare. Ho voglia di urlare. Voglio gridare il mio orrore, la mia impotenza, la mia rabbia contro questa società infame. Contro questi dannati che non hanno capito nulla, neppure di essere polvere, che basta un soffio per cancellare anch’essi per sempre. Esseri indemoniati che si sono arrogati il diritto di vita e di morte sugli altri esseri umani. Mostri dall’aspetto umano, ma che di umano non posseggono nulla. 
Immersa nei miei pensieri non mi sono accorta della gatta che porta nella bocca un minuscolo coniglietto bianco sporco di sangue, forse appartenente ad un vicino. Credendo fosse stata lei a fargli male, tento di farglielo lasciare e lei lo posa in terra con grande delicatezza, mentre con la lingua cerca delicatamente di lavarlo. Resto impietrita dinanzi a quella scena mentre lei continua il lavaggio. Ogni tanto alza gli occhi quasi a chiedermi aiuto. Capisco che il coniglietto doveva essersi ferito e la gatta era accorsa in suo aiuto. Quasi stordita osservo le due bestiole che ora la gatta, dopo aver ben lavato il sangue con la lingua, lo stringe a sé con le zampe, in un gesto materno e affettuoso. Non riesco a frenare un singhiozzo nel notare la differenza fra coloro che chiamiamo animali e noi che ci vantiamo di essere “umani”.

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