Cara benedetta, maledetta Italia…

Cara benedetta, maledetta Italia… La terra trema. Crolla tutto. La gente piange. Macerie, cadaveri, feriti, lacrime, polvere e sangue. E poi tanto, tanto dolore, ma pure tanta rabbia per l’ennesima catastrofe naturale, per un’altra tragedia umana che poteva essere evitata anche perchè si ripete con drammatica puntualità: oggi per un terremoto, domani per un fiume in piena o magari per due treni che si schiantano a tutta velocità l’uno contro l’altro su una linea ferroviaria ancora a ‘binario unico’! E ogni volta, ogni drammatica volta che la nostra Italia offesa e violentata dall’incuria e dall’indifferenza di chi dovrebbe prevenire certe catastrofi perchè questo è il suo mestiere, ma evidentemente non lo fa bene, quando la Nazione intera è sfregiata dal dolo, dall’incompetenza, dalla speculazione o dall’affarismo, ci sono interi pezzi d’Italia che crollano.
E allora, si piange, si scava, si prega, s’impreca, si polemizza e ci s’incazza, si sciacalla e si specula (qualcuno se la ride annusando il profumo degli appalti), per poi ricominciare come prima, peggio di prima. Senza mai degnarsi di avviare un programma di tutela del territorio, magari come avviene in Giappone o in California, dove con una scossa simile a quella di Amatrice c’è soltanto un pò di spavento ma non crolla nulla! Tanta commozione, tanta paura, ma anche tanta partecipazione, tanta solidarietà, tanti aiuti umanitari e tante donazioni in denaro e beni di prima necessità da tutti i comuni d’Italia, con i centri trasfusionali che non hanno mai visto tanti donatori di sangue come in questi giorni di lutto.

E persino la politica riesce a mostrare un volto più umano: dolore, ricostruzione, credibilità, orgoglio, sono state le parole di Matteo Renzi nel giorno forse più difficile da quando guida il governo italiano. Una giornata lunga, segnata dal continuo aggravarsi del numero di vittime. Una giornata nella quale il capo del governo vuol chiudere sul nascere ogni spazio alle polemiche: “Non lasceremo nessuno da solo. Questo è il momento delle lacrime, della preghiera, del rispetto. Da domani ricostruiremo.”. Le immagini del terremoto che affollano le pagine dei giornali e che vengono sparate a ripetizione in tv e sul web evocano quelle dei recenti attentati terroristici. Ma qui l’Isis e l’Islam, i jihadisti e i burqa, i tagliatori di teste e i fanatismi religiosi non c’azzeccano proprio niente! Questo è un attentato che gli italiani si sono fatti da soli. Siamo tutti d’accordo, almeno per una volta, con le parole del premier. Ma sull’onda dell’ottimismo, della ripresa e della ricostruzione, specialità della casa e piatto forte di chi dopo due anni di governo è stato più abile a rottamare che a ricostruire, incombe il sospetto delle promesse mai mantenute, l’ombra della mancata prevenzione e il solito mantra che accompagna ogni tragedia Italiana: quando la smetteremo di lasciarci sorprendere dal prevedibile, quando diventeremo un Paese moderno? Tantissimi italiani, in tutti i campi, brillano nelle loro eccellenze. Tantissimi italiani – come quelli che in questi giorni sono corsi a donare il sangue negli ospedali – hanno il cuore d’oro.  Ma purtroppo l’Italia non c’è! Perché la maggior parte degli uomini che la governano sono simili ai furbetti del cartellino: timbrano, incassano e poi si fanno gli affari loro. In questi giorni di lutto i tuttologi di turno si affanneranno a spiegarci ‘il perché e il percome non si è fatto nulla’ e cosa, invece ‘andava fatto’ e ‘sarà fatto’. Ma noi che ogni giorno viviamo sulla nostra pelle l’inefficienza di uno Stato che non c’è, sappiamo che ci stanno rifilando un film già visto. La tragedia italiana non è solo Amatrice, ma una condanna quotidiana, ed il vero motivo per cui la metà di noi ha rinunciato ad esercitare il diritto di voto cara benedetta, maledetta Italia.

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