Berlusconi al Quirinale: grazia o indulto, altrimenti salta tutto!

C’è il nome di Berlusconi nel logo con cui Forza Italia correrà alle elezioni Europee del 25 maggio. Il logo è composto da un cerchio azzurro con al centro il tradizionale simbolo di Forza Italia, sotto al quale compare in azzurro il nome “BERLUSCONI”. Sul sito web di Forza Italia, ai lati del logo, si può leggere anche lo slogan che scandirà la campagna elettorale: “Più Italia in Europa. Meno Europa in Italia”. Resta l’incognita su chi, della famiglia, sarà in lista, dal momento che Silvio Berlusconi dal 10 aprile starà da tutt’altra parte: o agli arresti domiciliari oppure ai servizi sociali! Ma il leader di Forza Italia non demorde e corre di persona al Quirinale da Giorgio Napolitano per un faccia a faccia che arriva dopo mesi di rapporti tesi e duri affondi lanciati dall’ex premier contro il Capo dello Stato che, a suo dire, sarebbe stato parte in causa di quel complotto politico-giudiziario che lo vuole eliminare dalla scena. Il colloquio si è aperto con Berlusconi che ha subito rassicurato il Quirinale della volontà di non far mancare il sostegno di Forza Italia al percorso di riforme in discussione al Senato: “Ho siglato un patto con Renzi – avrebbe sottolineato il Cavaliere – ed io non tradisco mai gli accordi presi”. Certo Berlusconi ha fatto presente le difficoltà del suo partito a sostenere un’intesa che da più parti vuole essere stravolta ma conferma l’intenzione che da parte degli azzurri non ci saranno barricate. Impossibile però non toccare il capitolo giustizia soprattutto a meno di dieci giorni dalla sentenza dei giudici milanesi. Berlusconi avrebbe esposto la situazione al Capo dello Stato: “Il mio partito garantisce il sostegno alle riforme, che sono il caposaldo di questa legislatura e sono necessarie per il Paese. Io però – è stato il ragionamento – diventerò un leader azzoppato che non può nemmeno dare una mano al suo partito in campagna elettorale”. Da qui la reiterata richiesta di garanzie probabilmente non senza fare un ragionamento sulle possibilità di riceve la grazia o di avere l’indulto dal Parlamento. Anche tramite una moral suasion sul presidente del Consiglio.

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