Beppe Grillo: “È finita l’epoca dei Vaffa”.

“…forse è finita l’epoca del Vaffa ma comunque ho cercato di capire, di essere curioso, di capire, Dio mio, capire.”. Lo scrive, in un post sul suo blog, Beppe Grillo che aggiunge: “Qual è la verità? Sto impazzendo, sto impazzendo, fate veloce a fare un governo perché io sto impazzendo”. E anche noi stiamo impazzendo, non come lui per crisi d’astinenza da governo, ma per stare dietro ai talk show che ieri, i pentastellati, disertavano, pena la cacciata dal Movimento, ma che oggi occupano con turnazioni H24! E, comunque, è vero: è finita l’epoca del ‘Vaffa-day’ e dello ‘Tsunami-tour’!Ieri sul web. Oggi in Parlamento e in televisione. Domani a Palazzo Chigi!? Ieri si facevano chiamare Cittadino, oggi Onorevole. Il ‘giacca e cravatta’ istituzionale  alla Di Maio – ha preso il sopravvento sul resto della truppa: gli indagati fanno i sindaci, gli assessori e i deputati, uno non vale più uno, e la storiella della ‘democrazia diretta’ e quella del ‘cittadino che entra in Parlamento’ è stata parecchio ridimensionata, tant’è che tra i papabili ministri dei 5stelle alla XVIIIª Legislatura ci sono tutti  professori, generali, avvocati e olimpionici – tranne la ‘Signora Maria’. E poi la brutta storia dei falsi bonifici per la ‘restituzione di parte della diaria parlamentare’, gli scontrini dei ‘rimborsi-spesa’ che sono diventati pacchi seriali di ricevute per riprendersi indietro i denari versati al fondo per il microcredito, e la ‘scatoletta di tonno’, cioè il Parlamento, che è stata sì aperta, ma per entrarci e accomodarcisi dentro. Oggi non ci sono Grillo e neppure Casaleggio, e il candidato premier e capo politico è un ragazzo bellino, sorridente, istituzionale, giacca e cravatta, capelli e barba di ‘barbiere’ (ancora quello della Camera con uno stipendio di 136.000 euro!?), che ha imparato il politichese meglio di una democristiano o di un socialista della prima repubblica. Di fatto, oggi, i 5Stelle sono diventati un partito come tutti gli altri, in lizza per diventare il primo partito italiano. E questo ha autorizzato Di Maio a sentirsi già ‘incaricato’ di fare il governo, tanto da spedire la lista dei suoi ministri a sergio.mattarella@quirinale.it. Il prossimo passo? Non certo Palazzo Chigi, a meno di alleanze e compromessi con gli attuali avversari cui cedere ministero, ma certamente lo stralcio dallo Statuto dei 5stelle del ‘vincolo dei due mandati’. Così anche l’ultimo baluardo pentastellato cadrà nel dimenticatoio dei buoni propositi, e così come fanno tutti, faranno e saranno anche loro. Purtroppo, il sogno di Beppe e Gianroberto finisce qui.

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