Aziende che vanno in… “fumo”!!!

Quando si dice il genio italico e l’arte del sapersi arrangiare! In tempi di crisi come questi scivolare nell’illegalità per cercare di sbarcare il lunario è molto facile! Nei pressi di Vetralla, in provincia di Viterbo, la crisi economica ha lasciato dei piccoli agricoltori davanti a un bivio: riconvertire la loro azienda agricola di 13 ettari, o chiudere i battenti! Formaggio e zucchine non garantivano più nemmeno le entrate necessarie a coprire le spese. E loro, padre, figlio e la convivente di quest’ultimo, laureanda in biologia, hanno optato per la riconversione… in piantagione di cannabis!!! Marijuana di qualità superiore, spacciata insieme a patate, carote, pomodori, cetrioli e il formaggio, che era il fiore all’occhiello della loro azienda agricola. A porre fine all’attività, per metà illegale e per metà regolare, sono stati i carabinieri della stazione di Vetralla e della compagnia di Viterbo che hanno compiuto un blitz, scovando un’attrezzatissima serra allestita in una grotta naturale, in cui erano state messe a dimora settanta piante di cannabis, già adulte, hanno sequestrato quasi trenta chilogrammi di marijuana e hanno ammanettato i tre, che si sono subito difesi dicendo di averlo fatto per sbarcare il lunario. Per i militari arrivare alla serra, munita di lampade, umidificatori, trasformatori e prese temporizzate, per un valore di 5-6mila euro è stato complicatissimo. Per accedere alla grotta, infatti, bisogna percorrere un lungo cunicolo, il cui accesso era occultato. L’erba veniva venduta sia all’ingrosso che al dettaglio. In quest’ultimo caso, a dimostrazione della grande “professionalita” dei produttori, venivano confezionate bustine in cellophane da 5, 10 e 20 grammi, con tanto di logo: una foglia di marijuana. Una sorta di marchio di qualità che, secondo i carabinieri, i consumatori apprezzavano molto. Era possibile anche ‘fumare’ direttamente sul posto testando la qualità del prodotto! Tra il materiale sequestrato, infatti, c’é anche una pipa ad acqua, un narghilé, a disposizione dei clienti. Secondo, gli investigatori, la ragazza di 26 anni, grazie alle sue competenze di laureanda in biologia, era la ‘specialista’ del gruppo per quanto riguarda la gestione della serra.

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