Albo professionale per le prostitute. No strada. Sì fattura.

di Redazione. Era il 1958 quando la legge Merlin “chiuse” le “case chiuse”, ma ogni tanto qualcuno tenta di risolvere il problema della “prostituzione” rievocando l’istituzione di luoghi appositi e di una legislazione ad hoc per poter esercitare in tutta sicurezza il mestiere più antico del mondo!
Approda, così, in Consiglio regionale del Veneto un progetto di legge, di iniziativa statale, che mira a regolamentare la prostituzione, istituendo appositi ‘albi di iscrizione per le lucciole’, registrati nei Comuni, con l’identità di chi pratica questa attività.
La regolarizzazione prevede la possibilità di esercitare la prostituzione anche in “forme associate”, ma senza turbare “la quiete, la sicurezza, e l’ordine pubblico”.
Il sesso a pagamento, pertanto, non potrebbe mai più essere esercitato in strada.
In base alla proposta di legge, composta di 15 articoli, le ‘lucciole’ sarebbero tenute al pagamento degli oneri per sanità, previdenza e fisco, e avrebbero l’obbligo di mantenere la totale riservatezza dell’identità dei ‘clienti’.
Previsto anche un certificato di idoneità sanitaria.
Dunque, ‘lucciole professioniste’ non dissimili dalle altre categorie professionali, tenute al pagamento delle spese sanitarie, previdenziali e soprattutto fiscali.
Il testo in discussione prevede, in particolare, che ogni Comune istituisca uno specifico ‘albo professionale’, curato da un apposito ufficio, in cui verrebbero indicate le generalità complete delle prostitute, garantendo “il rispetto del diritto alla riservatezza degli interessati”.
È contemplata la possibilità di cancellare il proprio nome dall’elenco in caso di cessazione dell’attività.
Per le prostitute che non accettassero di mettere nero su bianco il proprio nome e il lavoro svolto viene ipotizzata una sanzione pecuniaria da 5 mila a 50 mila euro.
Viceversa il nome dei ‘clienti’ resterebbe top-secret: le prostitute, recita l’articolo 2 della proposta, sarebbero tenute alla totale riservatezza sulla loro identità.
Vedremo se la proposta di legge verrà approvata e, nel caso, se altre regioni imiteranno il Veneto.

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