Addio a Martin Walser, scrittore tedesco molto controverso.

di Attilio Runello. Alla veneranda età di novantasei anni è morto Martin Walser, prolifico scrittore tedesco conosciuto e apprezzato anche in Italia. Si tratta forse dell’ ultimo scrittore di cui dobbiamo ricordare un impegno giovanile nel partito nazista ma anche un tentativo di fare conoscere come era la Germania durante il nazismo e la guerra e che cosa si sapeva.

Nei primi decenni del dopoguerra tuttavia per convinzione o convenienza lo scrittore aderì incondizionatamente al partito comunista e questo lo mise al riparo dalle critiche.

La sua produzione era di carattere sociale, critico quindi nei confronti della società capitalista che fece rinascere dalle ceneri la Germania dell’Ovest con capitale provvisoria Bonn. Per la sua adesione al partito comunista le sue opere furono tradotte e fatte conoscere anche in Italia. Avendo alle spalle studi universitari di spessore negli anni ottanta trasformò la sua narrativa rivolgendola verso l’individuo.

Negli anni Novanta poi in Germania per lui ed altri si scatenò la caccia alle streghe. Lui parlando dell’Olocausto affermò che la Germania aveva pagato, che le colpe dei genitori non possono ricadere sui figli e che non si poteva continuare ad adoperare questa colpa come una clava.

I media non gli perdonarono la frase accusandolo di negazionismo. Si dovette scusare. Un destino simile toccò ad Gunter Grass che aveva tenuta nascosta una adesione giovanile al nazismo. Martin Walser è stato avvicinato a Gunter Grass e Heinrich Boll perché insieme ad altri giovani scrittori faceva parte del gruppo 47.

Un’altra caccia alle streghe fu rivolta a Christa Wolf, scrittrice comunista della ex DDR, considerata dissidente in Germania dell’ovest e messa sotto accusa quando si scoprì che per un paio di anni era stata informatrice della Stasi Martin Walser ha continuato a scrivere e a pubblicare sino a poco tempo prima della sua dipartita.
Si affermò con Dopo l’intervallo (Feltrinelli, 1964) e L’unicorno (Feltrinelli, 1969) che rappresentano spaccati di vita della Germania del miracolo economico. La notorietà l’ha però raggiunta con Morte di un critico (2002, tradotto in italiano da Sugarco): opera controversa per la quale la critica lo aveva accusato di voler regolare i conti con Marcel Reich-Ranicki, considerato il padre della critica letteraria tedesca nel secondo Novecento. Il libro di Walser ha rappresentato il più grande scandalo letterario nella storia della Repubblica tedesca.

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