Renzi è politicamente morto.
Così scrive Vittorio Feltri sul Giornale. Renzi, non diversamente dai predecessori Mario Monti ed Enrico Letta, non è riuscito a far ripartire il Paese, spiega Feltri, e a dimostrarlo ci sono i dati macroeconomici. Insomma anziché la quarta il premier ha “innestato la retromarcia”. E’ “riuscito a progredire soltanto nel degrado: Roma docet (…) In barba al Jobs act, la disoccupazione, lungi dall’essere calata, si è impennata (inclusa quella giovanile, aggravata dal fatto che i ragazzi hanno voglia di incassare lo stipendio e non di lavorare). Il Pil è stabilmente basso. Il debito pubblico è a livelli di record mondiale. Se i padroni dello spread (i banchieri spericolati e complici dei finanzieri vicini alle cancellerie) decidessero di sbarazzarsi dell’enfant prodige fiorentino, darebbero un po’ di gas alle loro speculazioni e addio bambinone. Già visto”. E poi ci sono le spaccature del Pd, i discorsi fotocopia in ogni Paese in sui si reca. “La peggior figura che possa rimediare un premier è quella di rendersi ridicolo”, conclude Feltri: “Auguriamo a don Matteo una dolce morte (politica, sottolineiamo ancora). Libera nos a malo”.
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