di Agostino Spataro. A Mazara e altrove crescono l’angoscia e l’indignazione per i pescatori mazaresi trattenuti in Libia (Bengasi), fino al punto d’indurre una persona per bene qual é il vescovo Mogavero a chiedere l’intervento dei corpi speciali per liberarli.
Con tutto il rispetto dovuto alla persona e alla giusta causa per la quale si batte, non sembra questa la via più indicata per raggiungere il fine che é la liberazione e il ritorno a casa di tutti i pescatori trattenuti.
D’altra parte, come la storia insegna, un blitz si attua nel massimo delle segretezza, non può essere pre-annunciato sulla stampa. Comunque sia, segreto o pubblico, a mio modesto parere, il blitz é sconsigliabile.
La via più indicata resta quella della trattativa politica, diplomatica e umanitaria, ispirata dal buon senso reciproco. In momenti drammatici come questo, chi ha le responsabilità politiche e di governo deve dimostrare di esserne all’altezza. E portare i risultati.
Certo, oggi é più difficile. La Libia è allo sbando, divisa e sconvolta da una guerra fratricida. E’ mutato il contesto interno ed euro-mediterraneo. In peggio. Sia per gli interessi del popolo libico, sia per quelli italiani.
La guerra alla Libia fu scatenata, con falsi pretesti, (e in gran parte combattuta a partire dalle basi Nato siciliane) per spodestare il regime di Gheddafi, ma anche contro l’Italia che era il suo 1° partner economico e commerciale.
Prima che scoppiasse il conflitto scrissi che “la coalizione della Nato potrà vincere la guerra, ma perdere il dopoguerra”. L’Italia sembra avere perduto la guerra e il dopoguerra.
A causa del conflitto, (per altro ancora in corso) il peso dell’Italia nei rapporti con la ex colonia è vicino allo zero. Lo vediamo nella questione delle ricerche e delle forniture degli idrocarburi (Eni) ed anche in questa vicenda dei pescatori di Mazara per la cui soluzione non si sa dove andare a bussare: a Parigi, al Cairo, a Mosca, negli Emirati, all’Onu, ecc.
Non sappiamo che cosa stiano facendo i “nostri” per riportarli a casa. Vediamo i risultati: zero. D’altra parte, non si può pensare di risolvere un problema così ostico senza un impegno straordinario del Governo, del Quirinale, dei parlamentari i quali non possono limitarsi a recriminare e/o presentare qualche interrogazione, ma dovrebbero alzare i loro “culetti d’oro” e andare sul posto, a parlare con le persone giuste a Bengasi e a Tripoli di… Libia.
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