di Redazione. Questo paese – dilaniato dal debito pubblico, saccheggiato da ruberie e malaffare, depresso da una tassazione senza precedenti e impoverito da salari e pensioni ai minimi storici – non è in grado di distribuire risorse inesistenti a chi lavora in nero o non lavora affatto, a chi non ha pensato in tempo utile a costruirsi una pensione, né tantomeno è un paese nelle condizioni di fare sconti alle cartelle esattoriali di chi dichiara la metà, della metà, della metà, di un proprio dipendente o non dichiara affatto alcun reddito al fisco!
La questione che fa gridare al catastrofismo lorsignori – politici poco credibili e convincenti, professoroni, tromboni e tuttologi dei talk – non è quella del debito che sfora il ‘virgolapercento’, ma i vari provvedimenti del governo che pesano sulle uscite e che non sono compensate da entrate adeguate.
Quindi, per lorsignori l’Italia sarebbe prossima alla fine, dimenticando che da almeno vent’anni i loro governi – di destra, di sinistra, di centro-destra e dei cosiddetti tecnici – hanno alimentato il debito pubblico, salito ai livelli attuali esclusivamente per quanto da loro fatto o non fatto.
La spending review è stata ogni volta annunciata, ma mai realizzata, come neppure la lotta all’evasione fiscale, baipassata dai condoni, come pure il mancato taglio del cuneo fiscale.
Eppure, nonostante i record negativi segnati da un debito pubblico costantemente in ascesa, non c’è mai stato il temuto default! E, lorsignori si sono vantati ripetutamente di aver tenuto i conti in ordine, nonostante il loro ‘virgolapercento’ di deficit fosse di pari entità rispetto a quello dell’attuale Def.
Ma adesso – siccome a ‘sforare’ non sono più loro, ma il governo giallo-verde – gridano alla rovina del paese.
Fandonie, visto che rispetto a quando c’erano lorsignori a Palazzo Chigi non è cambiato nulla. Le uscite seguitano ad essere superiori alle entrate, oggi quanto ieri.
Il problema, come dicevamo, non è lo sforamento del ‘virgolapercento’, ma i provvedimenti contenuti nel Def che sperperano denari pubblici per assistere i mantenuti, condonare gli evasori e mandare in pensione anticipata chi un lavoro ce l’ha, anziché risparmiare per giungere al pareggio di bilancio e investire quei pochi soldi che abbiamo in ricerca, sviluppo, infrastrutture, lavoro e crescita.
Tutto qui. Semplice. Non c’è bisogno di scomodare un premio Nobel per capire che se abbiamo in tasca mille euro, non possiamo investirne duemila per andare incontro a presunti poveri e incalliti evasori. Sarebbe più produttivo per tutti stanare gli evasori e chi lavora in nero e far capire a chi non lavora affatto di rimboccarsi le maniche, imparare un mestiere e guadagnarsi la pagnotta, perché non c’è trippa per gatti! Tutto il resto è fuffa.
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