Gli studenti tornano in Piazza e bruciano i manichini di Salvini e Di Maio.

di Redazione. Incredibile, ma vero. Gli studenti scendono in tutte le piazze d’Italia per manifestare contro il ‘governo del cambiamento’ al grido di “#Chihapaura di cambiare? Noi no!“.

la sensazione è quella di essere catapultati nel passato, alla lotta studentesca vecchia maniera. Ma oggi quelli che prendono fuoco a Piazza Castello a Torino non sono i fantocci della prima repubblica, ma i manichini di Salvini e Di Maio, i due giovanissimi vice premier che dovrebbero stare dalla parte dei giovani ma che, invece, “ci volevano soldati e passivi, ci hanno trovati nelle piazze. Non possiamo più accettare che questo governo si riempia la bocca di parole come ‘cambiamento’, per poi offrire solo regresso. Telecamere nelle scuole e leva militare sono provvedimenti dannosi e inutili, soprattutto se non ci si interroga su come risollevare un sistema scolastico che negli ultimi dieci anni ha subito tagli per più di 8 miliardi e che non riesce più ad essere strumento di formazione e crescita delle nuove generazioni: lo provano i 150mila studenti che ogni anno abbandonano gli studi”. A dirlo è Giammarco Manfreda, Coordinatore Nazionale della Rete degli Studenti Medi. “Oggi siamo in piazza perché subiamo l’ingiustizia quotidiana di costi economici insostenibili per studiare. La manovra finanziaria annunciata dal Governo ignora i problemi degli studenti, non prevede maggiori risorse per il diritto allo studio né per la qualità della formazione o per la ricerca. Da Nord a Sud, saremo in stato di agitazione permanente nelle scuole e nelle università finché non avremo risposte concrete dal Governo nazionale mentre ad oggi Bussetti rifiuta di incontrare le rappresentanze studentesche”. Così Giacomo Cossu, Coordinatore nazionale di Rete della Conoscenza. “Questo non è cambiamento – aggiunge – vediamo infatti il maggior deficit previsto viene utilizzato per condoni agli evasori fiscali e per tagliare le tasse ai più ricchi. Per noi giovani mancano le risorse e mancano provvedimenti concreti per contrastare la precarietà nel mercato del lavoro. Il ‘cambiamento’ tanto propagandato sembra in netta continuità con il passato, perché é assente un progetto di rilancio dello sviluppo sostenibile per il nostro Paese”.

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