17 marzo 1861: nasce il Regno d’Italia.

di Attilio Runello. L’intervento del premier a Rimini durante il congresso della Cgil ha portato alla luce due messaggi: il più ovvio è che comunque con questo governo si può dialogare, anche se ci sono visioni diverse.

Il secondo è che in questi decenni ci si è rifatti ai valori repubblicani, e della resistenza. E solo a quelli.

A questi si possono aggiungere quelli risorgimentali,  che pure studiamo nei libri di storia, ma che non vengono mai evocati nella vita politica e sociale.

L’unità d’Italia è stata opera della abile strategia militare e diplomatica del Regno dei Savoia.

Ma a questo vanno aggiunti tutti i tentativi che vennero fatti durante la guerra del quarantotto che vide una ampia partecipazione per mandare via gli austriaci, oltre a tutto quel movimento culturale di tanti intellettuali che l’unità la volevano.
Forse la festeggiamo  poco perché fatta l’Italia,  per molti anni la principale preoccupazione dei regnanti fu quello di non perdere quello che così faticosamente si era raggiunto. Infatti ai confini avevamo ancora il fortissimo impero austriaco che avrebbe potuto riprendersi quello che aveva perso.
Bisognava creare un forte esercito anche a scapito dei governati. Di alleanze stabili in funzione antiaustriaca non ce ne erano.
Con la nascita dell’Unione sovietica poi la monarchia temette tutto quello che era di sinistra, socialisti e comunisti. Buttandosi nelle mani del fascismo.
E così abbiamo cancellato dalle nostre celebrazioni tutto quello che è legato alla monarchia, che sino a  venti anni fa era in esilio.
Ma la nascita dell’Italia, dopo tanti secoli di dominazione straniera, rimane un valore.

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