‘Zucchetti rossi’ che si godono appieno il regno dei vivi.

di Grazia Nonis. Non credono in Dio, e nemmeno nella risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. “Zucchetti rossi”, vescovi e preti di ogni ordine e grado, e cioè quelli che hanno arraffato, rubato, manipolato e umiliato la Chiesa e i suoi fedeli. Bugiardi servitori di Cristo che complottano e spadroneggiano all’ombra della Croce. Mille e mille volte hanno tradito Dio.
Non lo temono, così come non temono di bruciare all’inferno per l’eternità. Per loro, l’inferno è una baggianata cosmica al pari del purgatorio e del paradiso. Quello che accadrà loro dopo la morte non li riguarda, non li spaventa. Si spegne un interruttore e finisce tutto lì. Quindi, molto meglio godersi appieno il regno dei vivi, la vita terrena lussuosa e godereccia. Che siano gli altri a bersi la storiella della risurrezione, del tribunale di Cristo nel giorno del giudizio e la discesa agli inferi per tutti i rei di peccato mortale. Vien da pensare che essi recitino una parte. Una parte ben peggiore del rubare, del violentare, dell’ammazzare. Essi mentono a Dio. Oppure sono solo degli sciocchi, e forse pensano di cavarsela buttando lì una preghiera di perdono poco prima di esalare l’ultimo respiro, di lavarsi i peccati con una confessione sprint in punto di morte, magari assolti da loro “soci” in affari: “Ho agito male, ho pensato a me stesso e troppo poco a te e agli altri. Ho peccato. In questo momento ne sono consapevole. Mi dispiace sinceramente. Vorrei non averlo mai fatto. Chiedo perdono dei miei peccati” Amen. Esiste anche un’altra possibilità, e cioè che i delinquenti intonacati mentano a loro stessi. Aggiungerei, ben sapendo di mentire. Credono che ladro sia solo colui che viene beccato mentre svaligia una banca, scippa una vecchietta per strada, sfila il portafoglio del malcapitato turista in metropolitana o compie un furto armato di pistola. Infatti, l’attico restaurato e ammobiliato coi soldi dei poveri non prevede rapina o scippo né palpatina materiale di banconote. Ipocriti. Muovono banche, spostano capitali, se la fanno coi potenti e volano solo in business class mentre sotto, giù giù, molto in basso, i poveretti vestiti di cenci mendicano un aiuto alla loro misera vita. Figuriamoci! Crepa se esce un ghello dai loro portafogli griffati per l’altrui sollievo. I loro floridi conti correnti sono “risparmi personali” che ovviamente mal si sposano con ciò che Gesù predicava e che essi dovrebbero seguire: «In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli». Arroganti arraffoni che insozzano e infangano l’operato di quei preti, suore, frati che fanno della carità e della povertà la loro vita, la loro missione. Ma moriranno, come tutti. Dovranno staccarsi dai beni terreni poiché l’oro, le gemme, i conti correnti, gli attici, gli abiti d’alta sartoria e gli scarpini cuciti a mano resteranno da questa parte. “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato.” Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?” Ma egli risponderà: “In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me.” E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna.

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