Una “Culla per la vita”.

di Selvaggia Lucarelli. Sto leggendo gli articoli su questa madre che avrebbe lasciato il proprio neonato in quella che oggi si chiama Culla per la vita e prima si chiamava Ruota dell’abbandono.

Un luogo sicuro collegato ad un ospedale in cui lasciare un bambino che non si vuole o non si può crescere. Un servizio giusto, se non fosse che nel momento in cui tu offri quel servizio per evitare che una madre, magari incapace di gestire la situazione, magari spaventata all’idea di doversi rivelare o dover dare spiegazioni, sarebbe cosa opportuna rispettare il silenzio.

Il silenzio di chi ha preso una decisione cercando l’anonimato.

Il chiasso di questi giorni è indelicato e profondamente sbagliato.

Il Policlinico ha diffuso la notizia, ha condiviso con la stampa il testo della lettera lasciata dalla madre, ci si è lanciati in identikit parlando di giovane età visto lo slang “giovanile” della lettera. Il primario, addirittura, ha rilasciato un’intervista parlando di sconfitta della società e invitando la madre a ripensarci, se vorrà.

Ecco. Se io decidessi di non tenere mio figlio vorrei tutto tranne questo. Leggere sui giornali i titoli sulla mia scelta, il nome del bambino, i giudizi altrui, il testo della mia lettera spiattellato, il primario che ritiene la mia decisione una sconfitta per tutto il paese che non ha saputo ascoltare il mio grido di dolore (ma chi l’ha detto, poi?).

Insomma. Non sbandierate queste opportunità come prova di grande civiltà se poi la scelta di una madre anonima la gestite come un lancio stampa di Sanremo.

E non stupitevi, soprattutto, se la prossima madre, magari spaventata dall’eventuale clamore, il neonato lo lascia in un cassonetto.

Fonte: https://twitter.com/stanzaselvaggia/status

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1 Response

  1. Attilio Runello ha detto:

    Lo schiamazzo intorno alla culla dei neonati non fa bene a messy

    In questi ultimi giorni abbiamo assistito a un moltiplicarsi di interventi sulla culla dei neonati.
    La culla dei neonati è una istituzione a quanto sembra poco conosciuta e poco utilizzata. Si può lasciare un neonato in un posto sicuro dove altri se ne occuperanno: un ospedale. Lo si può fare conservando l’anonimato.
    Naturalmente non si tratta di una scelta facile.
    Di recente è stato adoperato. Forse per dare pubblicità all’istituto l’ospedale ha fornito l’informazione ai giornali, insieme alla lettera che la persona aveva lasciato.
    Sempre con buone intenzioni personaggi pubblici hanno ritenuto di voler informare questa persona a mezzo stampa che se voleva l’avrebbero aiutata economicamente.
    Naturalmente è spiacevole che in una società che dovrebbe aiutare le famiglie con figli – magari in modo discreto – questa persona l’aiuto non lo abbia ricevuto.
    Naturalmente speriamo che la persona ci ripensi e posa ricevere l’aiuto promessole. Aiuto peraltro criticato da altre istituzioni.
    Probabilmente tutto è stato fatto con la migliore delle intenzioni. Ma se l’obiettivo della culla è quello di mantenere nascosta l’identità della persona forse tutto questo rimpallarsi di informazioni avrà come effetto che la prossima persona che vuole rivolgersi a questa istituzione ci penserà due volte.
    La pubblicità alla culla va fatta. Ma senza mettere in ballo una situazione personale delicata che probabilmente non vuole pubblicità.

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