Un salvacondotto per la crisi dei partiti in Italia.

di Riccardo Alfonso. La crisi di identità dei partiti politici in Italia è sotto gli occhi di tutti. È un male che viene da lontano ma che in questi giorni rischia una débâcle irreversibile. Le conseguenze potrebbero spingere sino ad una svolta autoritaria. E dire che dalla “purga” di “mani pulite” degli anni Ottanta è stato tentato di tutto.

C’è voluta la “mano santa” di un imprenditore e patron delle reti televisive private per mettere insieme il “diavolo e l’acqua santa” a partire dal suo partito “padronale” e con l’aggiunta dei leghisti di Bossi e della Destra nazionale di Fini. Da allora si è cercato in tutti i modi di mettere alla porta i partiti che guardavano a sinistra ma non è bastata la figura di Prodi per rigenerarli. Hanno galleggiato per qualche tempo con la speranza di dare fiato al loro “popolo” di elettori e non è stato sufficiente nemmeno la ciambella di salvataggio dei grillini in mezzo ai marosi della politica.

Ora con quasi la metà degli italiani che non va più a votare i partiti, che si richiamano al centro-sinistra, invece di rinsavire si mettono l’un l’altro di traverso e litigano praticamente su tutto e finiscono “dalla padella alla brace”. In questo modo hanno ceduto il governo del paese alla destra e con la Lega di Salvini e Forza Italia come contorno.

Una vittoria regalata agli avversari che ha lasciato fuori dalle urne quasi il 50% dell’elettorato.

A questo punto è chiaro che il demerito dei perdenti sta proprio nel fatto d’aver perso la fiducia dei propri elettori e se si vuole un recupero è necessario rimettersi seriamente in gioco senza trastullarsi sulle parole gettate al vento come quelle delle “large intese” delle alleanze tra gli affini dato che questi “diversi” pensano solo a giocare a ruba mazzo per portare dalla loro parte gli elettori a scapito degli avversari.

In tutto questo bailamme rimane, a mio avviso, solo una strada nel PD che oggi è guidato da Elly Schlein.

È quello del risveglio delle associazioni, come è stato al tempo della Dc di De Gasperi.

Bisogna ritornare tra la gente, dimostrare fermezza, coerenza e coesione in un progetto politico aperto alla discussione e al confronto tra la gente e di saper dimostrare di poter convivere con le idee altrui senza alzare la voce pur non rinunciando alle proprie ma pronti a modificarle e a limarle ove necessario nell’interesse del popolo e della sua sovranità.

L’Italia, non dimentichiamolo, non ha bisogno delle liti da osteria ma della presenza, dal primo all’ultimo iscritto al partito, di attivisti capaci di entrare in sintonia con le persone e a ragionare con loro.

Questa è la democrazia che parte dalla base e punta al vertice e non il suo contrario.

Fonte: https://fidest.wordpress.com/2023/07/05/un-salvacondotto-per-la-crisi-dei-partiti-in-italia/

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