Tutto è relativo, nulla è definitvo.

di Yvan Rettore. L’esistenza di ogni individuo si inserisce in un contesto perpetuamente in movimento, in cui tutto è relativo quanto effimero.

Non c’è niente di definitivo, né di definito, perché tutto cambia e quello che poteva quindi essere vero e valido ieri, non potrà più esserlo domani.

L’essere umano, nella sua dimensione ridotta quanto limitata, ha bisogno di punti fermi, di elementi di riferimento stabili e di appoggiarsi su delle certezze, perché durante tutto il suo passaggio terreno ha tendenza a rifiutare la miseria della sua condizione, che appare futile, effimera e provvisoria.

Pochi sono coloro che acquisiscono la consapevolezza di tale evidenza e ancora meno coloro che si dichiarano capaci di accettarla serenamente.

Ecco perché la maggior parte degli esseri umani rifugge dal pensare con la propria testa, preferendo adeguarsi ad una situazione artefatta in cui rimangono schiavi e incatenati a logiche attraverso le quali si illudono di poter nascondere l’inevitabile.

Pensare dovrebbe essere quindi il primo passo non soltanto per diventare autenticamente liberi, ma soprattutto per essere uomini e donne e non attori passivi di un passaggio terreno il cui percorso rimane definito da altri e che non ha nulla a che fare con la vita in quanto tale.

E a questo punto nemmeno con la morte.

 

Fonte: https://yvanrettore.blogspot.com

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