Tutti difendono i propri interessi nazionali, tranne noi italiani!

di Luca Anedda. Nell’ultima votazione che si è tenuta all’ONU, circa la permanenza della Russia nel Consiglio dei Diritti Umani, si è vista la netta prevalenza di coloro che sostenevano l’incompatibilità di Mosca in tale consesso, a seguito dell’invasione dell’Ucraina. Con due pesanti eccezioni: Cina e India. La prima ha votato contro mentre la seconda si è astenuta.

Sull’alleanza Cina-Russia è noto che il rapporto si è rafforzato negli ultimi anni soprattutto in chiave antiamericana. La strategia cinese è quella di avere un solo avversario nel pacifico. L’alleanza con la Russia in tal senso è strategica e favorisce i piani di Pechino. Xi Jinping così può proseguire verso i suoi obbiettivi fondamentali che sono:

  • Continuare a potenziare il potere del Partito unico all’interno della Cina; continuare a crescere economicamente, militarmente e tecnologicamente
  • Creare una sempre maggiore dipendenza degli altri Paesi verso l’economia cinese, e sostituirsi così, nel tempo, agli Usa.

In tal senso si sta attrezzando anche nei confronti del dollaro come moneta egemone negli scambi commerciali. Già tre anni fa Pechino ha creato un avanzatissimo sistema digitale per gli scambi con il “Renminbi”, la moneta cinese. Questo sistema digitale è come una meravigliosa autostrada nuova di zecca ma senza automobili. Ma con le sanzioni che adesso stanno colpendo la Russia alcuni analisti prevedono che questa autostrada possa cominciare a vedere del traffico proprio per gli scambi monetari con il rublo. In tal modo assisteremmo alle prove generali per un allargamento dell’uso della moneta cinese nelle transazioni internazionali.

La Cina, dunque, sulla questione Ucraina mantiene una posizione molto ferma sia nel non condannare la Russia e sia nel non danneggiare il suo commercio internazionale ed i suoi piani di lungo periodo.

L’altro grande attore asiatico è l’India che in questi ultimi giorni ha visto il suo ministro deli esteri, Subrahmanyam Jaishankar, estremamente indaffarato nel ricevere le visite degli omologhi provenienti da est e da ovest. In particolare, il 25 marzo è avvenuto l’incontro con Wang Yi, ministro degli esteri cinese. Visita questa di grande peso in considerazione delle difficili relazioni tra i due paesi soprattutto dopo gli incidenti del 2020 nella regione himalayana settentrionale del Ladakh. “La continuazione della situazione attuale non è nel nostro reciproco interesse”, queste le parole pronunciate durante i colloqui secondo una fonte interna indiana.

L’India da sempre ha mantenuto una posizione di equidistanza tra est e ovest. Anche durante la guerra fredda. Ma è indiscutibile che l’asse con Mosca è molto forte. Oltre il 70% delle sue forniture militari provengono dalla Russia. Nel settembre del 2019 il presidente indiano Modi e quello russo Putin si incontrarono a Vladivostok, dove fra le altre cose, fu siglata un’intesa per la cooperazione dell’esportazione di idrocarburi per il quinquennio 2019-24. Ad oggi, anche a seguito di una riduzione del prezzo del petrolio russo del 30%, l’India ha già importato da Mosca più del quantitativo che aveva importato in tutto il 2021.

L’India fa parte del QUAD un’alleanza con USA, Giappone, Australia; è un trattato strategico per i paesi occidentali che cercano di sfruttare il peso indiano in funzione anticinese. Ma l’India non si lascia distogliere dai suoi interessi nazionali e anche se vi sono state forti pressioni dagli Usa affinché aderisse alle sanzioni contro Putin, al momento la posizione è quella di una sostanziale equidistanza: la pace sì, ma senza mettere in pericolo gli interessi vitali della nazione. In un dibattito parlamentare di qualche giorno fa è stata lanciata la proposta che il governo indiano si faccia carico di una mediazione di pace proprio in virtù dei suoi buoni rapporti con Putin e con gli Stati Uniti, mostrando così l’ambizione questa volta, di non rimanere alla finestra ma cercare di incidere positivamente nella risoluzione del conflitto.

Gli Stati Uniti sono, per il ruolo egemone che ricoprono, coloro che potrebbero sbloccare il conflitto. Tutto lascia pensare però che questa guerra continuerà, sia visti i toni fin qui usati da Biden e sia a seguito delle recentissime affermazioni del Capo di Stato Maggiore della difesa americano, Generale Mark A. Milley, che ha confermato, che la cessazione delle ostilità non avverrà in tempi rapidi.

Gli Stati Uniti, del resto, non hanno problemi di approvvigionamento energetico. Anzi il loro “shale oil” sta tornando a vivere un periodo d’oro così come le esportazioni di gas liquido venduto a caro prezzo. Per non parlare del settore bellico dove il riarmo annunciato dell’Europa ha fatto schizzare le quotazioni in borsa delle principali compagnie del comparto difesa. Anche nel settore alimentare gli Stati Uniti hanno molto meno da temere per ciò che attiene l’interruzione della catena di produzione e distribuzione. Nello specifico per ciò che concerne la produzione di grano gli USA sono il quarto produttore al mondo dopo Cina, India e Russia. Seguono Canada, Francia e Ucraina. Per intenderci paesi come Israele hanno già lanciato un allarme interno per evitare che la catena di approvvigionamento si interrompa a breve, proprio a seguito dello stop di esportazione da parte di Russia e Ucraina. La questione è estremamente delicata e potrebbe causare stati di rivolta in paesi come quelli africani nei quali la variazione di prezzo e quantità potrebbe non essere accettata dalle popolazioni. Si ricordi che la primavera araba in molti paesi si innescò proprio dall’aumento del prezzo di alcune materie prime.

Dunque, anche gli Usa, dal contrasto alla guerra di Putin, non vedono il danneggiamento dei propri interessi nazionali. Un indebolimento oltre misura della Russia, derivante dal prolungamento del conflitto gioverebbe certamente ai loro piani.

E l’Europa? 

Siamo i più vulnerabili. Naturalmente in misura maggiore o minore in relazione a quale paese ci riferiamo. Nel suo insieme la politica europea è quella di non avere una sua politica. Sembrerebbe che la posizione della Nato e dunque quella degli Stati Uniti sia la via seguita da Bruxelles. Il Segretario della Nato, Jens Stoltenberg, si affretta quasi quotidianamente a rilasciare dichiarazioni incendiarie che sembrano allontanare la possibilità di instaurare una via di pace. Recentemente ha affermato che ci sarebbe una corsia preferenziale all’entrata nella Nato della Finlandia; come noto la Finlandia è stata un esempio di neutralità tra est e ovest pur condividendo oltre 1300 km di confine con la Russia.

In caso di sospensione degli approvvigionamenti energetici, si porrebbe un immediato problema per le industrie soprattutto per quelle più energivore e la prospettiva di una recessione è già contabilizzata.

Si parla spesso di una difesa unica per l’Unione Europea, ma fino ad ora si è ottenuto solo il varo dello “strategic compass”, la ”bussola strategica” che dovrebbe contare circa 5000 militari ed i cui compiti non sono del tutto chiari. Forse potrebbero essere impiegati in una evacuazione del personale delle ambasciate in caso di necessità. Ma non molto di più. Intanto molti paesi corrono a riarmarsi. La Germania in testa. Anche se rimane oscuro a quale modello di difesa queste enormi spese si debbano ispirare.

Sembrerebbe dunque che al contrario delle altre potenze noi siamo gli unici a non fare un passo avanti nella difesa dei nostri interessi vitali e allo stesso tempo nemmeno nella direzione di un serio tentativo di portare Russi e Ucraini ad un tavolo di pace.

 Le leve persuasive non mancherebbero, ma ci vuole la volontà e quella sembra essere del tutto latitante.

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8 Responses

  1. ROVERE-PORTA PALAZZO ha detto:

    EUROPA ed Italia hanno aperto da tempo (vedere SOROS) all’africanizzazione. Rinuncia alla propria cultura,ecc, per lasciare tutto a questi che arrivano. Un suicidio. Roma è crollata perchè ha barbarizzato le Legioni. Stiamo facendo lo stesso errore, in Italia il PD ci sta rimepiendo di IMMIGRATI, il vecchio piano di kalergi una BABILONIA a danno di noi italiani e noi come cocomeri accettiamo.

  2. Reval ha detto:

    Quando un falso oppositore in Italia (SALVINI) cerca di aggrapparsi ad un altro falso oppositore in Francia nel tentativo di risalire dalle sabbie mobili nelle quali è sprofondato, sprofonda anche LUUI:.

  3. Exod ha detto:

    Una delle ragioni per le quali nessuna delle destre europee ha rappresentato una valida alternativa al sistema è il fatto che ognuna di esse è sotto l’egida di Israele. Vox in Spagna, l’ex Fronte Nazionale della Le Pen in Francia, Alternativa per la Germania, e la Lega sono tutte direttamente dipendenti dalla lobby sionista. La ragione per la quale negli scorsi anni lo status quo è stato preservato nell’UE è proprio questa. Da un lato, ci siamo trovati di fronte i partiti di sinistra liberal-sorosiani. Dall’altro, la cosiddetta alternativa erano le destre sioniste neoliberali. Il globalismo teneva prigioniere le masse in questo falso dualismo quando sia la mano destra sia la mano sinistra erano al servizio degli stessi poteri. Il Paese nel quale questa condizione di dualismo controllato è giunta al termine è l’Italia. L’Italia è il Paese che più di tutti nell’Europa Occidentale ha le caratteristiche per essere l’alfiere della controrivoluzione.

  4. Aziz Faraui ha detto:

    Regna molta confusione intorno al tema della cosiddetta “moneta digitale”. In realtà si tratta della solita psy-op allestita dai soliti ciarlatani della falsa controinformazione e tra poco vedremo meglio perché. I precedenti sono del tutto simili alle passate psy-op della nave carica di armi che avrebbe dovuto sbarcare a Trieste a ottobre, agli Eurogendfor che avrebbero dovuto prendere il posto delle forze dell’ordine o alle irruzioni forzate nelle case dei non vaccinati il 23 dicembre. Il leitmotiv è sempre lo stesso. I servizi e le logge hanno deciso di attuare una campagna di terrorismo psicologico, e i loro megafoni non sono in questo caso i media mainstream ma i canali alternativi che sono stati creati per catturare la fiducia dei dissidenti che ormai non credono più agli organi di disinformazione della carta stampata. Per la moneta digitale il copione è stato lo stesso. I disinformatori questa volta per far credere che la fine del dollaro e dell’euro possa condurre alla fantomatica moneta digitale sono andati a ripescare una dichiarazione di 10 anni fa di George Soros che elogiava la Cina e prediceva la fine del dollaro sostituto dall’avvento di una moneta globale digitale. Qui spicca tutta la malafede di questi mestatori. Sono passati appunto dieci anni da quella dichiarazione e lo scenario geopolitico è radicalmente mutato. Il blocco Euro-Atlantico ha perduto la sua influenza e la Cina è ormai in aperto contrasto con le élite Occidentali. Lo stesso Soros ha definito apertamente Xi come una minaccia alla società aperta e ha ordinato più volte di rovesciare il suo governo. In questo contesto, è del tutto evidente che la fine del dollaro e dell’euro sia ciò che conduce ad un ritorno alle monete nazionali perché la fine della globalizzazione è già iniziata. Il potere sta passando dalle mani del blocco unipolare a quello del mondo multipolare fondato sulla sovranità degli Stati nazionali. Stiamo parlando quindi di uno scenario diametralmente opposto a quello relativo ad una moneta digitale centralizzata. L’apparato che gestisce i canali della falsa controinformazione ha dato ordine di allestire questa montatura, e i soliti canali hanno iniziato tutti quanti contemporaneamente a diffonderla, a dimostrazione che dietro questi falsi controinformatori c’è la stessa unica cabina di regia che trasmette gli ordini che vengono poi eseguiti praticamente in contemporanea. Alcuni lettori privi delle coordinate minime per orientarsi si abbeverano da queste fonti avvelenate e purtroppo finiscono per ripetere compulsivamente questi depistaggi senza sapere di essere caduti nella trappola di un apparato informativo deviato. Sostanzialmente questa è la strategia che persegue ossessivamente lo stato profondo Italiano da mesi.
    Una strategia fondata sulla paura e sul terrore nel tentativo di paralizzare in qualche modo il dissenso contro il sistema ormai dilagante. Sono sforzi comunque vani. Il potere globalista sta perdendo questa partita ad un livello molto più alto. Scrivere su Telegram che si è entrati nel Grande Reset quando nel mondo reale sta accadendo il contrario non cambierà nulla, se non peggiorare l’impatto con una realtà opposta. Per questa gente, il risveglio dalla loro dissonanza cognitiva sarà un trauma tremendo.

  5. Taroc ha detto:

    l problema più grave che tormenta lo stato profondo Italiano da mesi è quello che non hanno più a disposizione un falso oppositore per catalizzare tutto il consenso della maggioranza degli Italiani ormai ostile al regime liberale. La ballata dei guardiani dei cancelli sembra essere giunta al suo naturale esaurimento. Negli ultimi dieci anni abbiamo visto moltiplicarsi contenitori del dissenso che si sono passati il testimone di oppositore di comodo eletto dal sistema. La catena di trasmissione è iniziata attraverso il M5S che poi ha esaurito la sua funzione di guardiano dei cancelli per lasciare il posto alla Lega che a sua volta è giunta alla sua estinzione politica. Il posto di falso oppositore da allora è rimasto vacante e nessuna formazione politica patrocinata dalle logge riesce a colmare quel vuoto. È questo ciò che angoscia l’elite liberale Italiana. Sanno che tutto quel bacino enorme di consensi può finire da un momento all’altro nelle mani dei loro veri avversari e questo significherebbe la loro inevitabile rovina.

  6. Peter ha detto:

    Si apre un’altra enorme crepa nell’establishment europeo. Secondo il quotidiano Kronen Zeitung, il cancelliere austriaco Nehammer domani si recherà in visita a Mosca per essere ricevuto da Putin. Non sono ancora stati resi noti gli argomenti che verranno affrontati durante l’incontro, ma è alquanto probabile che l’Austria si prepari a dissociarsi dalle sanzioni imposte da Bruxelles alla Russia. Il governo austriaco si era proprio opposto proprio pochi giorni fa alla guerra economica dell’UE contro la Russia. Il regime di Bruxelles sta implodendo tra le sue stesse divisioni.

  7. Gustav ha detto:

    La prima lezione che l’autorazzista dovrebbe imparare dalle elezioni francesi è quella di smettere di credere ai falsi miti che gli sono stati inculcati da intellettuali corrotti e asserviti al verbo del pensiero liberal-marxista. Non esiste nessuna superiorità francese riguardo ad una presa di coscienza e consapevolezza della battaglia per riconquistare la sovranità nazionale. Quando vediamo le piazze riempite dalle proteste di alcuni gruppi spontanei, vedasi i gilet gialli, dobbiamo entrare nell’ordine di idee che vediamo una parte di società francese che non è maggioranza e che probabilmente non è nemmeno rappresentata da nessuno dei partiti attuali presenti sulla scena politica.

    Soprattutto ci si chiede perché mai il risultato avrebbe dovuto essere così differente da quello di 5 anni fa visto che i candidati sono praticamente gli stessi, e ci si chiede anche perché i francesi avrebbero dovuto votare in massa Marine Le Pen dal momento che la sua offerta politica non differisce nella sostanza da quella di Emmanuel Macron. Nessuno dei candidati che abbiamo visto in Francia mette in discussione la condizione di sottomissione della Francia all’euro e all’UE, e quindi questa è la probabile ragione per la quale non abbiamo assistito a nessuno sconvolgimento di rilievo nelle elezioni francesi.

    Per poter iniziare a impensierire veramente Macron occorreva erodere quella parte di elettorato che ancora vota il marxista Melenchon, l’altro falso oppositore del sistema, ma per poterlo fare occorre necessariamente scendere sul terreno dei diritti sociali che può essere affrontato soltanto mettendo in discussione l’euro, ciò che Marine Le Pen appunto non fa.

    La Le Pen oggi occupa lo stesso posto che dieci anni fa era occupato da Sarkozy nel centrodestra neoliberale. La politica francese quindi per tutte queste ragioni appare molto più monolitica di quella italiana. La ragione per la quale credo che il nostro sistema politico si stia avvicinando molto più rapidamente alla disgregazione di quello francese è perché siamo ormai scesi sotto le soglie di partecipazione del 50%.

    Gli italiani sono a questo punto già molto più consapevoli dei francesi che la cosiddetta democrazia liberale è una partita truccata le cui regole sono scritte dalla massoneria per assegnare a tavolino la vittoria ai candidati prescelti dalle logge. La classe politica italiana è inoltre in questo momento estremamente vulnerabile perché priva della protezione del suo tradizionale referente, ovvero lo stato profondo di Washington. Alla fine, il destino dell’Europa passa inevitabilmente da quello dell’Italia. È l’Italia il Paese in grado di spostare tutti gli equilibri politici, economici e geopolitici d’Europa.

  8. Salvo ha detto:

    Questa è la vera preoccupazione dei vertici del globalismo. L’Economist scrive chiaramente che l’alleanza tra Russia e Cina è in grado di smantellare il cosiddetto ordine liberale globale che i poteri finanziari avevano disegnato dopo la seconda guerra mondiale. In questo momento, il campo globalista si trova privo di grandi leader politici di riferimento a livello internazionale. Alla Casa Bianca c’è una controfigura che non esegue gli ordini del governo occulto di Washington. L’ultimo baluardo del Nuovo Ordine Mondiale resta la debole Unione europea le cui divisioni e contraddizioni stanno facendo sprofondare l’instabile baracca di Bruxelles.

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