Timori per la missione italiana Unifil tra Israele e Libano.

L’Italia osserva con preoccupazione la guerra tra israeliani e palestinesi, temendo l’escalation del conflitto a cominciare da un allargamento del teatro delle operazioni al Libano. Le forze israeliane si sono schierate al confine con questo paese. Insomma, ancora una volta il Libano ha un ruolo strategico nell’ambito dello scenario che si sta delineando in queste drammatiche ore. Uno scenario che preoccupa l’Italia soprattutto per i 1.200 soldati della missione Unifil (United Nations Interim Force in Lebanon – Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite) al confine tra Israele e Libano.

Nelle ultime ore le sirene di allarme antimissili hanno risuonato al confine nord di Israele con il Libano, mentre al Sud fonti locali citate dalla France Presse hanno segnalato bombardamenti israeliani sul sud del paese. Insomma, dal lato nord di Israele, ai margini del Libano, lungo una linea – la linea blu – che non può neppure essere definita formalmente un confine, la preoccupazione dei militari, impiegati nella missione Unifil delle Nazioni Unite, resta. Dopo una lunga pace, che dura dal 2006, l’aggressione partita da Gaza da parte di Hamas ha riacceso le tensioni, fin da sabato con alcuni lanci di razzi da parte di Hezbollah, a cui Israele ha risposto con missili.

La missione Unifil ha avuto un’azione stabilizzatrice nell’area. Negli anni, i militari hanno soprattutto pattugliato via terra la zona, contribuendo a interrompere il crescere di nuove tensioni e occupandosi della sicurezza dei campi profughi palestinesi. Ora però la preoccupazione cresce e il governo Meloni è in apprensione per il contingente italiano, fatto di uomini preparati sì, ma che non è detto siano in grado di fronteggiare un conflitto aperto sul campo: l’Italia ha 1.100 uomini nella missione Unifil, attualmente il secondo contingente numericamente più esteso dopo l’Indonesia che ne ha 1.200.

Il Ministero della Difesa non ha nascosto la propria preoccupazione, anche perché da giorni l’Italia chiede all’Onu indicazioni chiare su come andrebbe affrontata una eventuale escalation, ricevendo in cambio solo imbarazzati silenzi che confermano come le Nazioni Unite non abbiano ancora le idee chiare su come avere un ruolo attivo nello scenario mediorientale ripiombato nel caos.

Al momento, ad ogni lancio di razzi, i militari si rifugiano nei bunker ma se il quadro dovesse peggiorare è possibile che si pensi all’evacuazione. Al di là degli accordi Onu, l’Italia ha approntato un piano per lasciare il Libano in poche ore in qualunque momento.

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