Test psicoattitudinali per l’accesso alla professione di magistrato.

Il governo Meloni ieri sera ha approvato l’introduzione dei test psicoattitudinali per l’accesso alla professione di magistrato. L’introduzione della contestata norma si applicherà per i bandi pubblicati a partire dal 2026 e non per i concorsi già banditi.

Secondo quanto deciso dal governo sarà il Csm a nominare i docenti universitari in materie psicologiche – su indicazione del Consiglio universitario nazionale, organo indipendente dell’università – che costituiranno la commissione giudicante per i testi psicoattitudinali per i magistrati.

Il colloquio psicoattitudinale si svolgerà durante la prova orale e chi avrà superato la prova scritta, prima dell’orale, riceverà dei test scritti individuati dal Csm, sul modello di quelli utilizzati per gli stessi test effettuati agli agenti di polizia. Questi ultimi costituiranno la base per il futuro colloquio psicoattitudinale. Il colloquio orale sarà comunque diretto dal presidente della commissione esaminatrice, e non da uno psicologo, che sarà presente solo come ausilio. Infine la commissione esaminatrice, che valuta collegialmente, formulerà il giudizio conclusivo sulla totalità delle prove.

“Con questo decreto aumentiamo da 3 a 4 il numero di volte che si puo’ tentare l’esame per l’accesso alla magistratura. Sul collocamento dei fuori ruolo dei magistrati numerose sono state le pressioni per diminuire questo numero: lo abbiamo portato a 180. La norma, però entrerà in vigore nel 2026 perché allo stato attuale non sarebbe possibile depauperare alcuni organi di magistrati che sono essenziali”: così il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, nella conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri.

L’introduzione dei test psicoattitudinali per l’ingresso in magistratura “non è affatto invasione di campo da parte del governo nei confronti della magistratura. Tutta la procedura di questi test è affidata al Csm”, ha aggiunto Nordio.

“La valutazione finale è sempre rimessa alla commissione che decide sull’esito delle prove scritte e orali. Parlare di oltraggio a dipendenza della magistratura è assolutamente improprio. Questa disciplina non si applica ai concorsi in atto, ma entrerà in vigore successivamente. L’intera procedura è sotto la gestione e la responsabilità del Csm. Non c’è nessun vulnus, nessuna lesa maestà”, ha assicurato.

“L’esame psicoattitudinale è previsto per tutte le funzioni più importanti del Paese, ma soprattutto è previsto per le forze dell’ordine. Il pubblico ministero è il capo della polizia giudiziaria che è sottoposta al test. Se sottoponiamo ai test chi obbedisce al comandante, è possibile non sottoporre a test chi ha la direzione della polizia giudiziaria? Ditemi se sia razionale polemizzare sui test per chi comanda la polizia giudiziaria che peraltro è sottoposta a test psicoattitudinali rigorosissimi”, ha sottolineato Nordio. E ancora: “Mi sono sottoposto ai test psicologico del Minnesota, che è quello che vorremmo introdurre qui”, ha sottolineato il Guardasigilli, ricordando che “i magistrati hanno in mano la vita delle persone”.

Nicola Gratteri Procuratore della Repubblica«I test psicoattitudinali? Se li vogliamo fare, dovrebbero essere fatti per tutti i settori apicali della Pubblica amministrazione, per chi ha responsabilità di governo e per chi si occupa della gestione della cosa pubblica». Così il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, a margine di una conferenza stampa.
Ai test psicoattitudinali, che andrebbero praticati a coloro che occupano posizioni apicali e anche a chi ha responsabilità di Governo, Gratteri affiancherebbe anche narco e alcol test perché, spiega, «chi è sotto effetto di droga non solo può fare ragionamenti alterati ma è anche ricattabile».

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1 Response

  1. Attilio Runello ha detto:

    Nella maggio parte dei concorsi per funzionari sono previsti test di tipo logico deduttivo oltre a quelli situazionali.
    Ipotizzo che la ragione sia evitare di fare superare l’esame a persone che hanno una ottima memoria ma poche capacità di ragionamento o difficoltà serie a relazionarsi con gli altri.

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