Statali e rinnovo contrattuale: adesso i soldi ci sono!

Crescono le stime del Pil di quasi un punto e mezzo percentuale e il governo impegna la maggior parte di queste risorse per rinnovare il contratto del pubblico impiego, fermo da otto interminabili anni, e per disinnescare le clausole di salvaguardia sul pareggio di bilancio. In buona sostanza non ci sarà aumento dell’Iva, mentre ci saranno le risorse per mantenere gli impegni per la Pubblica Amministrazione. Sale così la ‘cifra’ da destinare al rinnovo del contratto
degli Statali nella prossima legge di Bilancio. Le risorse dovrebbero salire a 1 miliardo e 650 milioni, rispetto agli 1,2 miliardi inizialmente previsti, per garantire gli aumenti medi di “85 euro lordi mensili” per gli statali. Le risorse andranno al rinnovo per i comparti della P.a. centrale, dai ministeri alla scuola. Altre risorse ad hoc andranno alle forze dell’ordine. In manovra, si legge nella nota che aggiorna il Documento di economia e finanza, saranno “rifinanziate le cosiddette politiche vigenti, inclusive delle risorse per il rinnovo contrattuale del pubblico impiego”. Il governo mette così ‘nero su bianco’ l’intervento a favore della P.a., una cifra più alta di quello che si stimava e forse comprensiva delle risorse per il salvataggio il bonus degli 80 euro. Dopo di che ci saranno anche risorse per i contratti delle forze dell’ordine e quindi la cifra dovrebbe salire ulteriormente. D’altra parte il pacchetto P.a. tradizionalmente in manovra contempla anche le voci relative alla scuola, alle assunzioni (per le quali potrebbe arrivare una nuova tranche di risorse) e alla sanità. Al memento, si spiega nell’aggiornamento al Def, “dopo aver segnato tassi di crescita negativi dal 2011, i redditi di lavoro dipendente della P.a cresceranno su base nominale di circa l’1,7% nel 2017“, e questo per “effetto dei rinnovi contrattuali comprensivi della quota di arretrati” (il triennio da rinnovare parte dal 2016). Poi, si precisa, “nel 2018 la spesa per i redditi di lavoro dipendente tornerebbe a contrarsi dello 0,2%, per poi riprendere a crescere nel 2019-2020, ma ad un ritmo contenuto”. Ecco che, viene sottolineato, “l’incidenza sul Pil risulta pertanto in calo, dal 9,7 del 2017 all’8,9% del Pil nel 2020, confermando le attese del Def”. 

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