Starnuti e occhi gonfi: è tempo di allergie!

Giornate più lunghe, primi tepori primaverili, ma anche primi sintomi dell’allergia di stagione, un vero e proprio “tormento” per i 10 milioni di italiani che ne soffrono, quasi una persona a famiglia. Le malattie allergiche respiratorie – affermano gli allergologi – come la rinite e l’asma, sono patologie emergenti infiammatorie croniche di bambini e adulti. Si stima interessino dal 15% al 45% della popolazione mondiale. In Italia, l’allergia colpisce più del 15% della popolazione, ma si stima che nell’ultimo decennio la popolazione allergica abbia subito un incremento massivo passando dal 5% al 20% in alcuni territori, quasi un italiano per famiglia. Allergie che rappresentano non soltanto un problema di salute per molti – starnuti per l’80% degli italiani e poi gocciolamento nasale (58%), lacrimazione (55%) prurito nasale e oculare (rispettivamente nel 54% e 52% dei casi), congestione nasale e occhi lucidi (48% e 42%) e talvolta anche tosse (38%) – ma anche un vero e proprio costo sociale: astensionismo dal lavoro e assenze scolastiche di dimensioni anche maggiori rispetto all’influenza invernale, conseguenza di fattori quali ad esempio la stanchezza eccessiva per le donne (46%) e l’irritabilità per gli uomini (45%). Quasi una donna su due si rivolge al medico mentre ben il 23% degli uomini aspetta che l’allergia passi da sola. Un problema di salute che sembrerebbe una “tassa” inevitabile per chi ne soffre, ma che invece si può anche prevenire, evitando il contatto con le sostanze allergeniche. Tra i consigli: finestre chiuse e aria condizionata per tenere lontani i pollini; ventilare bene le stanze, arredare con superfici facilmente lavabili ed evitare tappezzerie, tendaggi e peluche per chi è allergico agli acari. Se il problema sono le muffe occorre inoltre ridurre il tasso di umidità dell’ambiente sotto il 35%. E ai primi starnuti e occhi gonfi, ci si affida, in 7 casi su 10, ai farmaci di automedicazione per combattere i sintomi. Tra i più gettonati gli antistaminici (sia spray che orali) e i vasocostrittori. Seguono i farmaci da prescrizione (64%), i prodotti omeopatici erboristici (40%) e i vaccini (38%). Secondo il calendario pollinico, pubblicato dall’Associazione Italiana di Aerobiologia, alcune delle piante che danno allergia stanno già fiorendo, anche se il peggio si vedrà nei prossimi due mesi. Il calendario è indicativo, mentre ogni settimana tutte le Regioni forniscono l’andamento aggiornato dell’attività pollinica. Ad essere già nel pieno della fioritura sono le betullacee, la famiglia di piante di cui fa parte la betulla e le Corilacee (nocciolo e carpino), che hanno il loro picco proprio a cavallo tra marzo e aprile in tutto il nord Italia. Nel sud è già in fiore anche la parietaria, i cui pollini invece hanno il loro picco al nord più avanti, verso maggio. Per quanto riguarda le Cupressacee (famiglia del cipresso) e le Taxacee (famiglia del tasso), invece, il peggio dovrebbe essere passato, visto che la fioritura in genere è fra febbraio e marzo in tutto il Paese. Per le prossime settimane, dunque, sono in arrivo gli allergeni più comuni, quelli dovuti ai pollini delle graminacee, la principale famiglia botanica diffusa in ambienti erbacei: la fioritura è prevista da metà aprile in poi, fatta eccezione per la Sardegna dove è già cominciata. Nello stesso periodo arrivano le Oleaceae, come la magnolia, e le urticacee, famiglia che prende il nome dall’ortica e comprende anche la parietaria. A chiudere idealmente la stagione delle allergie è l’ambrosia, che emana i pollini invece d’estate. Questa pianta era sconosciuta nel nostro Paese fino a poco tempo fa, mentre ora soprattutto al nord si sta diffondendo rapidamente, di pari passo con l’allergia. Il calendario fornisce i livelli di concentrazione del polline, non i livelli di rischio di allergia e la comparsa dei sintomi si ha quando la concentrazione del polline a cui il paziente è allergico raggiunge un ‘valore soglia’ di scatenamento della reazione allergica. Tale soglia è diversa da paziente a paziente e può variare anche nello stesso paziente nel corso della stagione.

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