Sigaretta elettronica: in arrivo la nuova tassa?

Oggi 31 maggio è “la giornata mondiale senza tabacco”. “Il fumo uccide”, è scritto a caratteri cubitali su tutti i pacchetti di sigari, sigarette e tabacchi sfusi. E vuoi per la crisi economica, vuoi per la campagna sanitaria antifumo in atto ormai da circa un decennio e culminata con la legge Sirchia che ha imposto il divieto di fumare nei locali pubblici, fatto sta che si è registrato un evidente calo complessivo dei fumatori del 6,3% (8,4% per gli uomini e 4,6% per le donne) rispetto al 2003. E di pari passo al calo dei fumatori, sia per una maggiore informazione sulla tutela della salute da una parte, sia pure per l’avvento della e-cig dall’altra, si è registrata anche una notevole diminuzione del numero di sigarette vendute salita a circa il 12%! Ma meno sigarette vendute significano anche meno entrate per il fisco! Il gettito delle imposte derivante dal consumo delle bionde sta crollando e le casse dello Stato piangono: si stima che i Monopoli perderanno 700 milioni di euro. Soprattutto grazie alla sigaretta elettronica e del suo boom. Ma nessun dorma, è l’allarme che riecheggia in Via XX Settembre. E al ministero dell’economia, non vogliono aspettare un giorno di più per tassare un mercato raddoppiato in pochi mesi e che ha ancora notevoli margini di espansione. Il tentativo, finora, non è andato in porto per via della tecnologia della e-cig che pone diversi interrogativi. Il dilemma da sciogliere è la definizione: prodotto da fumo, dispositivo medico o nessuna delle precedenti? Se fosse la prima varrebbero le regole delle sigarette con vendita esclusiva nelle tabaccherie e relativa accisa. Se fosse la seconda troverebbe posto solo nelle farmacie. Alcuni liquidi che alimentano la sigaretta possono contenere nicotina che però non proviene solo dal tabacco e non è tassabile a meno che non si stabilisca il quantitativo di tabacco necessario per produrre la nicotina presente in una boccetta di liquido per poi tassarlo. Una lungaggine burocratica assurda che non garantirebbe gli introiti attesi. Probabile quindi che si arrivi a un’imposta di consumo, soluzione gradita anche a produttori e rivenditori visto il business assai lucrativo. In Cina una sigaretta costa, imposte incluse, circa 25 euro e viene venduta al cliente a 65 euro (a 35 al venditore al dettaglio) per un ricarico di oltre il 100%. Il ministero della Salute, che al momento ha solo bloccato la vendita ai minori, ci ragiona da mesi mentre in Europa il mercato è regolamentato solo in Gran Bretagna (nessuna restrizione alla vendita e al consumo). Insomma nel mercato unico, a parte le procedure d’infrazione del debito pubblico da rispettare per tutti, poi ognuno fa come gli pare! E nel Belpaese, dove ti tassano tutto pure il “vapore”, alcuni “svapatori” della e-cig stanno già facendo scorta di “ricariche” preoccupati dall’arrivo del probabile balzello!

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