Le tasse non vanno in ferie.

Spiagge affollate, città semi deserte, negozi chiusi. Ma il fisco italiano è sempre lì, a battere dove il dente duole. Non si concede neppure un giorno di ferie, è un vero e proprio stacanovista del balzello ad oltranza che spreme fino all’ultima goccia i soliti noti, senza concedere un attimo di tregua.
Entro la fine di agosto sono all’orizzonte ben undici scadenze fiscali o contributive, con 29 miliardi di imposte da versare da parte di imprese e lavoratori autonomi, al netto dei contributi previdenziali. 
A fare i conti è l’Ufficio studi della Cgia, sottolineando che la voce che da un punto di vista economico graverà maggiormente sulle tasche dei contribuenti sarà l’Iva: il gettito dovrebbe superare i 13 miliardi di euro. In seconda battuta arriva il versamento da parte dei datori di lavoro delle ritenute Irpef di dipendenti e collaboratori, pari ad un importo di 7,6 miliardi di euro e il pagamento del saldo e dell’acconto Irpef che dovrebbe garantire un gettito di 2,45 miliardi. Altri 1,7 miliardi giungeranno nelle casse dello Stato dal pagamento dell’addizionale Irpef, mentre dall’Irap e dall’Ires sono previsti altri 3 miliardi. Infine, i lavoratori autonomi dovranno versare le proprie ritenute Irpef per un importo che dovrebbe toccare 1,3 miliardi di euro.
Un fiume di soldi che finisce nelle casse dell’erario, ma che non è mai sufficiente a riempire il buco del debito pubblico!!!
Anzi, come evidenzia la Cgia di Mestre, il prelievo fiscale rischia di aumentare ulteriormente nel prossimo anno: nel caso in cui il Governo non fosse in grado di reperire le risorse sperate dalla “spending review” o non dovessero arrivare maggiori entrate (magari a seguito della tanto attesa ripresa dell’economia), scatterà la cosiddetta ‘clausola di salvaguardia’. In altre parole, a fronte del mancato taglio della spesa, i contribuenti saranno chiamati a sopportare un aggravio fiscale di 3 miliardi di euro a partire dal 2015, con cifre poi crescenti. 
La legge di stabilità 2014 prevede, infatti, che – con Dpcm da emanarsi entro il 15 gennaio 2015 – si avvii la revisione delle agevolazioni e detrazioni fiscali in misura tale da garantire tre miliardi nel 2015, sette nel 2016 e dieci nel 2017. Nella peggiore delle ipotesi, però, l’intenzione del Governo sembra essere quella di rimodulare il taglio delle detrazioni, con l’obiettivo di ridurle in modo maggiore ai ceti più abbienti o alle imprese, senza toccare le classi più in difficoltà. In molti suggeriscono di pescare fra i bonus per le spese per l’asilo o per i costi dei funerali, per gli affitti degli universitari fuori sede fino a quelli per le spese veterinarie o per la palestra dei figli. 

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