di Filippo Facci. Siamo in un cul de sac, ed è l’espressione più cordiale che ci viene. Il punto non è più come sia andata da novembre a oggi: quello l’abbiamo capito e scritto infinite volte. Siamo stati sostanzialmente commissariati e a comandare è un tecnico nominato a furor di banche: questo lo sappiamo. Ora però il punto vero, la domanda terribile, è questa: perché non dovrebbe succedere ancora? C’è forse qualche urgenza, tra quelle che il «commissario europeo» Mario Monti è stato chiamato a risolvere, che ha speranza di spegnersi negli anni a venire? Non saremo, dunque, sempre più Europa e sempre meno Paese? Non sarà, dunque, sempre più lo spread a dettare le regole? Non sarà, quindi e sempre, un Mario Monti il nostro premier ideale, almeno a detta di tutta una serie di soggetti (BCE, Fondo Monetario, premier stranieri eccetera) in coda ai quali, ma proprio in fondo, ci siamo anche noi elettori? La domanda è pertinente, tanto che il Corriere della Sera ha già messo le mani avanti e ha spiegato che lo spread non dipende tanto da questo governo, ma dal prossimo. E si vocifera, intanto, che l’Europa e la Germania avrebbero già un candidato ideale: Monti. E che Napolitano avrebbe già un candidato ideale: Monti. E che un Berlusconi elettoralmente ringalluzzito, alla fine, potrebbe anche convergere: Monti. Chissà se si ricorderanno di chiedere anche il nostro parere.
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