Salvini leader maximo, vince il primo round: “Io ascolto tutti e decido”.

Chi soffiava sul fuoco del Carroccio auspicando scissioni e divisioni – magari come accaduto sulla sponda sinistra dell’emiciclo parlamentare – è rimasto con un pugno di mosche in mano!

“Il Consiglio federale ha votato all’unanimità la condivisione della linea politica affidando mandato pieno al segretario Matteo Salvini sulla via della Lega nazionale”.

Lo riferisce una nota del partito, al termine del consiglio federale leghista durato quasi 5 ore alla Camera.

La pizza Di Maio – Giorgetti

Un confronto bello utile e su alcuni temi puntiamo ai risultati: taglio delle tasse, referendum sulla giustizia e pensare agli ultimi e ai dimenticati dalla sinistra. Quindi voto all’unanimità sulla linea politica in Italia e in Europa, pieno mandato per stare da protagonisti al governo. I temi non sono destra o sinistra ma lavorare sul taglio delle togliere un po’ di burocrazia. Sono intervenuti tutti da Zaia a Fedriga, da Giorgetti ai sindaci, ai commissari regionali”. Così il leader della Lega, Matteo Salvini al termine del consiglio federale del partito. “Voto unanime e mandato pieno al segretario che adesso ha fame e va a mangiarsi un piatto di pasta a casa, senza Di Maio e senza la pizza”, ha concluso.

Una prima vittoria giocata tutta in casa dal leader del Carroccio. Obiettivo centrato: ribadire a tutti che la linea del partito di Via Bellerio la dà lui, non altri: “Io ascolto tutti e decido, come sono solito fare sempre”.
Convinto che “la visione della Lega è vincente”.

Dalle tasse al lavoro, che si vuole difendere nella manovra, fino al neogruppo sovranista da costruirsi in Europa. Parola d’ordine è ora zittire ogni rumor di divisioni e crepe interne. Anzi, dopo le ultime uscite molto dure di Giorgetti, al limite del grottesco con il paragone con Bud Spencer, è necessario stoppare subito la corrente ‘governista’ che continua a prendere le distanze, bacchettando la linea di ‘lotta’ che Salvini alterna a quella di governo.

Il primo round lo vince dunque Matteo Salvini mettendo in riga i “ribelli”. In primis il suo vice, Giancarlo Giorgetti.

Il risultato è una tregua armata che dovrebbe durare un mese o poco più, fino a quando nell’assemblea programmatica prevista l’11 e 12 dicembre (con parlamentari, governatori, sindaci, esponenti di governo ed eurodeputati), non si tireranno le fila sulla linea strategica del partito. Salvini la definisce un’occasione per “sancire, aggiornare e decidere i binari su cui viaggiamo”.

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