Roma 21 Aprile 2016, il Natale della Destra 2.0
ma non aspettiamo più nessuno. Di fronte a un’occasione così importante è secondaria la tattica di partito. Ho deciso di candidarmi quando ho capito che Bertolaso è un candidato che non può arrivare minimamente al ballottaggio. Spero che gli altri abbiano altrettanto buonsenso”. Con la Meloni sul palco, tra bandiere tricolore, palloncini colorati, fumogeni e il Cupolone a fare da sfondo, è salito anche il segretario del principale partito che sostiene la sua candidatura, la Lega di Matteo Salvini, che è riuscito a trasformare in applausi i fischi che poco prima del suo ingresso avevano indispettito Rita Dalla Chiesa durante un intervento a favore dei diritti gay: “Non me ne frega niente se un medico è gay, lesbo o etero, ma che sappia curarmi e che sia bravo e preparato”! Ha sottolineato Salvini. E poi la svolta: “Berlusconi ha di fianco alcuni pessimi consiglieri che rischiano di rovinarlo. Lui è bravo a far di conto ma di fianco c’è qualcuno che lo vuole far perdere. Chi non appoggia Meloni aiuta Renzi e chi aiuta Renzi non sarà alleato della Lega”. Poche, ma semplici, chiare e pacate parole, per presentare il programma per il governo del Paese: no alla Fornero, no agli studi di settore, un’aliquota unica molto bassa e uguale per tutti, frontiere chiuse come fanno gli Stati seri, ripulire Roma, radere al suolo i campi rom, meno Europa e più Italia, difesa dei confini e dell’identità nazionale, immigrazione controllata e commisurata alle possibilità di accoglienza del Paese, difesa del made in Italy, cultura, arte, pesca, latte, agricoltura. Insomma ieri è stata una giornata storica, quella della svolta, quella senza Berlusconi, senza le luci, i frizzi e i lazzi, quella senza ‘lo spettacolo’. La nuova Destra volta pagina, taglia col passato e si mostra seria e preparata, pulita e competente, parla alla gente di cose concrete, di contenuti e di programmi politici. Questo appuntamento passerà alla storia come il luogo e il giorno in cui tutto è cominciato, dove è nata la Destra2.0, quella che è passata dal “Meno male che Silvio c’è” al “Basta Silvio”!
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