Riforma delle pensioni: addio alla Fornero e assegni più alti!?

Sul fronte ‘pensioni’, il governo Meloni è molto attivo. La soluzione trovata per il 2023, cioè una nuova Quota 103, con 41 anni di contributi e 38 di età, è ritenuta solamente un ponte temporaneo, considerati i tempi strettissimi dettati dalla manovra finanziaria. Il governo Meloni, infatti, vuole accelerare per portare a casa il prima possibile una riforma complessiva delle pensioni.

L’obiettivo è dire addio per sempre alla legge Fornero, sostituendola con un sistema strutturale, ma flessibile, in cui, secondo le recentissime dichiarazioni del Ministro del Lavoro, si dovrebbe uscire dal mondo del lavoro in modo “compatibile con le esigenze personali e sanitarie del lavoratore e al contempo di ricambio generazionale dei datori di lavoro”.

L’età e il numero di contributi necessari ad andare in pensione dipenderanno quindi dalle condizioni di ogni singolo lavoratore: tipo di occupazione o stato di disoccupazione e problemi fisici/mentali.

Stop definitivo agli scaloni anagrafici e all’adeguamento dell’età, previsto dalla legge Fornero. L’età pensionabile, quindi, non aumenterebbe al crescere dell’età media di vita. In questo modo si eviterebbero le previsioni che vedono i giovani rischiare di andare in pensione non prima dei 75 anni. Si eviterebbe anche di dover mettere mano ogni anno al capitolo pensionistico per evitare che da un mese all’altro si debba essere più o meno vecchi di anni per poter uscire dal lavoro.

Per favorire il ricambio generazionale, poi, verrebbero razionalizzati gli attuali strumenti di prepensionamento, prevedendo “forme sostenibili di compartecipazione fra oneri a carico del datore di lavoro e dello Stato, con esodo dei lavoratori più vicini alla pensione” e percorsi di staffetta generazionale più mirati.

I giovani con carriera discontinua (ovvero, che non hanno versato i contributi in modo continuo) dovrebbero poi beneficiare di una copertura pensionistica di garanzia.

Con la riforma dovrebbero poi essere introdotte “forme di potenziamento della posizione pensionistica”, per adeguare la futura rendita da pensione al tenore di vita, con oneri calcolati secondo i principi generali del nostro ordinamento pensionistico”. Insomma, almeno per alcuni in futuro gli assegni dovrebbero essere più alti di quanto sarebbe previsto con le regole attuali.

Questo anche perché ci potrebbero essere incentivi o comunque campagne informative di adesione ai fondi pensione, da sviluppare in modo sinergico rispetto alla previdenza obbligatoria. Novità anche sul Tfr, con un “nuovo anno zero” per la sua destinazione alle forme complementari, riservata ai lavoratori dipendenti.

Le misure definitive saranno stabilite nel corso dei prossimi mesi, dopo l’interlocuzione con i sindacati e i rappresentanti del mondo del lavoro. Il primo tavolo con le parti sociali è stato fissato per il prossimo 19 gennaio. L’intenzione del governo è di rendere strutturale la riforma ad inizio 2024.

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