Recovery Fund: per Gentiloni c’è ancora molto da fare.

di Attilio Runello. Un comunicato dell’agenzia di stampa AGI informa: “Il lavoro fatto fin qui dal governo precedente è un punto di partenza coerente con i grandi orientamenti e le priorità, ma al tempo stesso c’è ancora molto da fare per rafforzare questo piano”. Lo ha dichiarato il commissario Ue agli Affari economici, Paolo Gentiloni, parlando del Recovery plan italiano in audizione alle commissioni riunite Bilancio e Politiche dell’Ue di Camera e Senato.

Sebbene il governo giallorosso ci abbia lavorato dalla scorsa estate e il progetto sia stato approvato nell’ultimo consiglio dei ministri retto dal Presidente Conte il progetto approvato e trasmesso a Bruxelles necessita ancora di molto lavoro. E i tempi stringono perché la deadline è il 30 aprile. Inoltre Gentiloni ci ha tenuto a precisare che il suo ufficio sta fornendo informazioni anche agli altri Stati perché la normativa è molto complessa. Ritiene corretto che abbia un interlocutore nel ministero delle finanze e che responsabili siano i vari ministeri coinvolti, in particolare quello della transizione ecologica e digitale.

Draghi dovrà mettere pertanto tutto il suo impegno. D’altra parte il nostro paese non ha una tradizione di capacità di proposta e di spesa per quanto riguarda i fondi che normalmente la Commissione mette a disposizione con piano settennale. Un ciclo di sette anni si è concluso lo scorso anno e noi abbiamo ancora circa trenta miliardi da spendere. La Commissione ci ha dato altri tre anni per portare a termine quel piano di investimenti e di spesa.

L’Unione europea non sempre aiuta, in modo particolare le aziende del sud, per la complessità delle sue richieste.
Il Parlamento UE ha approvato il 10 febbraio, a larga maggioranza, il regolamento sulla governance per l’istituzione del “Dispositivo per la ripresa e la resilienza” che, con 672,5 miliardi di euro, sosterrà gli investimenti e le riforme degli Stati membri dell’UE.

A seguito dell’’approvazione l’Italia potrà quindi presentare, in via ufficiale entro il 30 aprile 2021, il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza, per definire un pacchetto di riforme e investimenti pubblici riconducibili a sei pilastri: transizione verde, trasformazione digitale, crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, coesione sociale e territoriale, salute e resilienza.La fetta più consistente di fondi viene assegnata sulla base di proposte di riforma (recovery and resilience plan) elaborati dalle nazioni che intendono chiedere gli aiuti. Queste ultime debbono essere in linea con i criteri indicati nel semestre europeo.

L’implementazione delle riforme è la condizione per poter ricevere, gradualmente, i fondi previsti per ciascuno stato. A guidare la procedura sarà non solo la Commissione, ma anche il Consiglio dell’Ue, ovvero i rappresentanti e i capi di governo di ciascuno stato membro cui sarà richiesta l’approvazione dei piani di riforma a maggioranza qualificata.

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