Il valzer della “mascherina”…

di Luigi Giuseppe Papaleo. Una mascherina tenuta in volto, toccata continuamente con le mani a mò di vezzo, poi, tolta, ripiegata tipo fazzoletto e riposta in tasca, ancora, poi, all’occorrenza ripresa, riaperta e rimessa;
una mascherina, abbassata sotto il naso, o anche sganciata da un orecchio e portata penzoloni, poi, una volta in auto, tolta ed attaccata allo specchietto retrovisore a mó di “arbre magique”;
una mascherina che dopo la spesa al supermercato o la permanenza in uno spazio chiuso ed affollato, viene tolta e riposta in borsa accanto ad altri effetti personali (occhiali, sigarette, rossetto o stick burrocacao, fazzoletti, ecc.);
una mascherina in tessuto con sottofondo un’altra chirurgica che parlando si sposta e fuoriesce, quindi si rimette a posto a mani nude;
una mascherina, infine, che giunti in casa, viene poggiata disinvoltamente e senza cautela alcuna, sul comò della camera da letto, piuttosto che sulla mensola dell’ingresso, piuttosto che sul frigorifero in cucina;
il tutto sempre “rigorosamente” con le mani  di volta in volta non preventivamente igienizzate.
Mi sapete dire che “senso” ha?

Luigi Giuseppe Papaleo
Giornalista Pubblicista

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