Re Mida.

di Alessandro Morelli. Alla fine ha avuto ragione lui. Ancora una volta. Matteo Salvini ha percepito che Tv e media non avrebbero dato il risalto necessario ai due referendum di Veneto e Lombardia e allora è tornato a fare una delle cose che gli riescono meglio: comizi a destra e a sinistra per raggiungere più persone possibili in una campagna pancia a terra sui territori per rilanciare una campagna referendaria che ha rischiato di morire asfissiata dalla atmosfera controllata dei giornaloni e della Rai. Invece c’è riuscito di nuovo. Salvini ha messo il turbo, cogliendo l’occasione del caso catalano che ha riacceso la fiammella dell’informazione sulla questione delle autonomie.
D’altronde il leader leghista è un vincitore di cause perse seriale. La prima è stata quella della Lega, raccolta in un momento in cui tutti, ma proprio tutti, avrebbero preferito occuparsi della squadra dell’oratorio piuttosto che raccogliere un partito in caduta libera e con un’immagine disastrosa per l’opinione pubblica. Invece lui ce l’ha fatta, portando il Movimento a numeri mai raggiunti e soprattutto a vittorie elettorali storiche sfondando anche in territori insperati fino a pochi anni fa. Una dopo l’altra Salvini lanciato sfide che anche tra i suoi più stretti collaboratori erano ritenute irraggiungibili. E’ così che si è passati dalla storica manifestazione “Stop invasione” di Milano che ha visto 100mila persone in piazza e dagli altri appuntamenti di Roma e Firenze, occasioni che hanno dato slancio nazionale al Movimento che partendo da Nord ragiona sempre più in chiave nazionale. Il passaggio dei referendum autonomisti è un tassello del puzzle costruito da Salvini nell’ultimo congresso federale che lo ha visto prevalere sul contendente con oltre l’80% delle preferenze dei militanti. Il Gianburrasca milanese insomma è riuscito con un gruppetto di fedelissimi a mettere in piedi una strategia politica che ora detta l’agenda del Paese e mentre Berlusconi ancora tiene le distanze marcato a uomo dai suoi consiglieri, il treno di Salvini è partito alla grande e (a differenza di quello di Renzi) si può fermare a tutte le stazioni senza timori di essere aggredito dai pendolari.

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