Quirinale, fuori i nomi!

“Toc toc Renzi batti un colpo di democrazia” si legge sul blog di Beppe Grillo dove si invita il premier – in qualità di presidente del partito di maggioranza – a fornire una rosa di nomi per il successore di Napolitano, da sottoporre, poi, al giudizio del web, dal momento che – come stigmatizzano Grillo e Casaleggio – “i nomi che avrebbe fatto il M5S sarebbero stati tutti scartati come lo furono nel 2013”.
E se Renzi tace, Berlusconi cala sul tavolo la carta “Antonio Martino” al Quirinale. Questo è il nome emerso dall’incontro a Palazzo Madama tra i moderati di Forza Italia, Nuovo Centrodestra e Udc, durante il quale si sono confrontati Silvio Berlusconi e Angelino Alfano per comprendere la linea da tenere nelle prossime votazioni del Presidente della Repubblica. Martino, già ministro degli Esteri e della Difesa nel 1994 e nel 2001 e tessera numero 2 di Forza Italia, sarà il candidato di bandiera dei moderati per le prime tre votazioni. Berlusconi ha spiegato come per la quarta sessione, durante la quale non è più necessario ottenere il quorum dei due terzi ma solo la maggioranza assoluta, verrà proposto un nome condiviso con il Pd, anche se Berlusconi si è già pronunciato in maniera forte, affermando che per il bene di tutti il prossimo Presidente della Repubblica non sarebbe dovuto uscire dalle file del partito di Renzi. Sono comunque in molti a sospettare che Martino possa rappresentare solo un paravento, un nome di facciata, e che un vero candidato al Quirinale possa essere stato individuato durante la riunione al fine di essere proposto in modo più efficace al momento appropriato. Lo stesso Martino, raggiunto da Radio 24, ha affermato di non sapere nulla sulla questione, addirittura definendo la sua candidatura “uno scherzo da prete”!
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IL COMMENTO. UN CANDIDATO NN, NON-NAZZARENO. di Pippo Civati. Tutti coloro che stanno dicendo peste e corna del patto del Nazareno e della sua estensione (e addirittura della sua finalizzazione alla creazione di un nuovo soggetto politico) dovrebbero fare una proposta sul Presidente della Repubblica perché non sia espressione del Nazareno, come ormai scrivono tutti i giornali, e quindi di quella che si può definire una “trattativa privata” (fino alla rottura in Senato, tutti negavano che nel patto ci fosse anche il Quirinale, ma ormai tutti ammettono che non era vero). Se fosse un’iniziativa che nasce in Parlamento, oltre al Nome della Rosa (e alla Rosa dei Nomi), costringerebbe tutto il Pd a un dibattito vero, non al solito ‘canguro’ tra le dichiarazioni, al termine delle quali si arriva puntualmente all’”o così, o niente”. Un candidato NN, non-Nazareno, che non nasce tra quattro mura, ma all’aperto, nell’aula parlamentare e nella società italiana, perché le sappia rappresentare entrambe, con autorevolezza e autonomia (che poi sono la stessa cosa). Un candidato che possa arrivare ai voti necessari, senza essere il candidato di questo o di quello.

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