Quindici paesi contro la legge ungherese su educazione nogender.

di Attilio Runello. I Media hanno ampiamente riportato la notizia che quindici paesi dell’Unione hanno fatto ricorso contro una recente legge promulgata in Ungheria che viene definita contraria ai diritti delle minoranze LGBT.

Bisogna considerare anche che undici paesi non hanno voluto fare il ricorso.

Se si guarda la cartina degli schieramenti si nota che da  un lato abbiamo i paesi occidentali, quelli che hanno una adesione all’Unione di vecchia data e dall’altro quella più orientale composta dai tre paesi baltici, i paesi di Visegrad – Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e la stessa Ungheria – Bulgaria, Romania, Croazia, Cipro.

Non vogliamo entrare nel merito di un argomento che è un po’ un ginepraio. Ricordiamo che anche l’Italia non ha una legge sulla educazione sessuale nelle scuole. Che anche in Italia ci sono fasce orarie protette in cui si possono mandare trasmissioni in onda che possano urtare la sensibilità di minori.

Siamo in in momento storico in cui c’è in corso una guerra ai nostri confini in cui è protagonista un paese che ha chiesto di entrare nell’Unione. Un paese nei cui confronti ci si sta spendendo con accoglienza, invio di armi, supporto, finanziamenti.

È proprio il caso di creare fratture su un argomento in cui in fondo ci si potrebbe appellare al principio di non ingerenza?

Abbiamo superato insieme la pandemia del COVID-19.

Vorremmo affrontare insieme il tema degli emigranti, che sta diventando sempre più urgente.
Non si potrebbe affrontare con lo strumento della diplomazia – e non con quelli giuridici inevitabilmente più rigidi –  i temi che ci dividono?

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