Puglia. La giornata della memoria per i martiri dell’Unità d’Italia.

Gerardo Lisco. Questa estate, leggendo i giornali, a un certo punto mi sono imbattuto in una notizia che mi ha lasciato letteralmente basito. Il Gruppo regionale del M5S della Regione Puglia ha proposto l’istituzione di un giorno della memoria dedicato ai morti dell’unificazione nazionale. Il Consiglio regionale ha approvato questa proposta quasi all’unanimità. L’istituenda giornata della memoria dovrebbe essere dedicata ai martiri, presumo nell’intenzione di chi l’ha proposta e di coloro che l’hanno votata, che si sono opposti al processo di unificazione nazionale che va sotto il nome di Risorgimento.
Lo stesso governatore della Puglia, Emiliano, ha fatto propria la proposta sostenendola. I “martiri” ai quali si fa riferimento non sono Pisacane, Poerio, Settembrini, i difensori della Repubblica Romana. No! Nessuno di questi. Si parla di Carmine Crocco, Ninco Nanco, Chiavone, Pilone solo per citarne alcuni. I briganti, insomma. Istituire una giornata della memoria per celebrare quelli che a tutti gli effetti erano dei delinquenti considerandoli come oppositori al regime neocoloniale uscito fuori dal processo di unificazione nazionale è a dir poco antistorico. Proposte come queste penso che si inseriscano a pieno titolo di quel processo di “Revival etnico” iniziato con l’indebolimento dello Stato-Nazione a seguito dell’affermazione di entità tecnocratiche sovranazionali rappresentate ad esempio dall’Unione Europea. In un contesto di abbattimento delle barriere statali, della creazione di un mercato unico, nel riferimento alla comune identità europea in aggiunta, devo presumere che i proponenti pensino che sia concepibile non l’identità nazionale italiana ma quella neo Borbonica e Duo Siciliana. Che sul Risorgimento e su ciò che ha rappresentato per il Mezzogiorno vada fatta una riflessione storiografica altra rispetto alla narrazione tradizionale che hanno fatto sui libri di scuola non c’è dubbio. Ma che possano essere movimenti neoborbonici a farlo è al quanto ridicolo. Il brigantaggio post unitario era l’estrema difesa di un governo reazionario come quello borbonico. Non nego che ascoltare la Carmagnola interpretata da Beppe Barra è sicuramente coinvolgente, ma resta pur sempre l’inno della reazione assolutista alla rivoluzione Democratica e Liberale rappresenta dalla Repubblica Partenopea e del Risorgimento in senso più generale. Sul piano storiografico di gran lunga meglio hanno fatto autori come Guido Dorso con il suo saggio “La Rivoluzione Meridionale”, Antonio Gramsci, Gaetano Salvemini, ecc.
Il Risorgimento è stato un movimento complesso che ha presentato aspetti molteplici e che con i moti del ‘48 – ‘49 e la fine della Repubblica Romana segna uno spartiacque. Fino alla Repubblica Romana la battaglia politica Risorgimentale è guidata dalla elite Repubblicana, Democratica e Socialista. I riferimenti sono Pisacane, Mazzini, Ferrari, Garibaldi, Cattaneo, ecc. Con la fine della Repubblica Romana il testimone passa a Liberali e Conservatori. Da affare di “popolo” funzionale alla costruzione di uno Stato Repubblicano e Democratico, diventa una questione di ordine pubblico da risolvere in sede internazionale e per via diplomatica, come dimostrano gli Accordi di Plombiers sottoscritti da Cavour e Napolene III. E’ del tutto evidente che il Risorgimento guidato da Cavour è alla ricerca del consenso dei ceti dominanti del Mezzogiorno e quindi non porrà attenzione alle questioni sociali. Il Risorgimento è “conquista regia” per dirla con Dorso, ma soprattutto accordo tra ceti dominanti meridionali e settentrionali. La Storia politica Unitaria si è sempre sviluppata all’insegna di questo accordo di classi sociali. Perfino gli interventi straordinari per il Mezzogiorno hanno sempre cozzato contro questo accordo. Il Risorgimento, almeno quello che finisce con la Repubblica Romana. In merito non sarebbe male se qualche canale televisivo riproponesse i film di Luigi Magni sul Risorgimento. Circa i film di Luigi Magi, se qualcuno ne avesse voglia può cercare in rete il meraviglioso monologo di Manfredi che interpreta Ciceruacchio. I valori del Risorgimento Repubblicano, Democratico e Socialista sono stati ripresi dalla Resistenza, non è un caso che essa sia definita un secondo Risorgimento. Molto devono i nostri Padri Costituenti all’impianto della Costituzione della Repubblica Romana. All’indomani della crisi della cosiddetta seconda Repubblica ancora una volta la legittimazione dello Stato Repubblicano è stata ricercata nel Risorgimento e nel recupero della cultura politica del Partito d’Azione, erede diretto della cultura risorgimentale e negli uomini che venivano da quel partito. Non è un caso che Carlo Azeglio Ciampi, aderente in gioventù al Partito d’Azione, scelga come simbolo della Presidenza della Repubblica il primo Tricolore Italiano. In conclusione proposte come quelle avanzata dal M5S pugliese nascono dall’ignoranza e dalla scarsa conoscenza della Storia italiana oltre che dalla incapacità di interpretare gli eventi contemporanei.

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