Pensioni: la Riforma del buon senso.

I giovani non trovano occupazione e sono costretti a fare fagotto e a cercare migliore fortuna all’estero, perchè qui in Italia i posti di lavoro sono tutti occupati dagli ultra sessantenni, che la riforma fornero tiene lì inchiodati fino a 70 anni! Oltretutto, per chi un’occupazione ce l’ha, si prospettano pensioni di vecchiaia molto, ma molto magre.
Per i giovani, invece, che si apprestano ad entrare nel mondo di lavoro, va addirittura peggio: in pensione a 75 anni e con un assegno che non andrà oltre la metà del reddito! Eppure, il modo per risolvere la questione, senza per questo dover riformare il sistema previdenziale di anno in anno gettando nel panico milioni di lavoratori, ci sarebbe e ci piace chiamarlo la “Riforma del buon senso”. Eccola, in pochi ma essenziali punti: 

  • Separare la previdenza dall’assistenza: pensioni sociali e d’invalidità, cassa integrazione, maternità e malattia devono essere demandate alla fiscalità generale e non pagate con i contributi dei lavoratori.
  • Rivedere l’età pensionabile per consentire il ricambio generazionale nel mondo del lavoro e porre rimedio alla disoccupazione giovanile: si deve essere collocati a riposo, a prescindere dall’età anagrafica, quando si sono raggiunti i 40 anni di contributi.
  • Adeguare gli attuali stipendi, dimezzati dall’euro e stoppati dal blocco dei contratti, al costo della vita e alla media dei salari europei, per poter accantonare una maggiore quantità di contributi, in grado di garantire una pensione il più vicino possibile all’importo dell’ultimo stipendio percepito.
  • Rivedere al rialzo i coefficienti di trasformazione applicati ai contributi versati.
  • Ripartire i cosiddetti “sacrifici” tra i pensionati di ieri, di oggi e non farli pagare esclusivamente ai pensionati di domani, rivedendo i trattamenti pensionistici fondati sul sistema “retributivo secco”, soprattutto a fronte di assegni previdenziali sproporzionati rispetto ai contributi realmente versati.
Insomma, le chiacchiere, soprattutto di certi soloni che, dall’alto di sommi privilegi e dal basso di imperdonabili disastri sociali, non conoscono la dignità del silenzio, stanno a zero. Altrimenti, considerate le attuali retribuzioni – le più basse e tassate d’Europa – va a finire che è meglio incrociare le braccia, rinunciare a lavorare e starsene comodamente a casa ad aspettare gli aiuti di Stato: “reddito di cittadinanza” e “pensione sociale”!

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