Pensione di Cittadinanza. Storie di ordinaria ingiustizia sociale.

di Antonia, maestra elementare. Conosco un Tizio – probabilmente un tizio come tante altre centinaia di migliaia di ‘tizi’ – che si è ritirato dal lavoro alla bella età di 58 anni.

Il Tizio, illo tempore, lavorava in una ditta sua, con altri soci, senza curarsi di versare il dovuto all’Inps per la sua futura pensione ed emettendo fatture una volta sì e dieci no! Come già detto, all’età di 58 anni, il Tizio ha deciso di ritirarsi dalla società chiedendo una congrua buonuscita ai suoi soci in cambio della sua quota societaria.
Ora il Tizio – nulla tenete per lo Stato italiano – al compimento dei fatidici 65 anni riceveva, comunque, dall’Inps la sua bella pensione sociale di circa 600 euro al mese.
Oggi, alla luce della famigerata Pensione di Cittadinanza, quel Tizio rischia di vedersi aumentare la pensione a 780 euro!
A me, povera Crista di un maestra elementare, che deve restare in cattedra fino a “67anni + speranza di vita”, a meno che non decida di optare per “Quota100”, rimettendoci il 35% dell’assegno previdenziale, spetterebbe una pensione di appena qualche euro in più rispetto a quel Tizio!
A questo punto la domanda mi sorge spontanea: ma siamo proprio sicuri che è questa l’Italia che vogliamo?

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