Pd senza Speranza.

Il Pd nacque dalla “fusione a freddo” di Pci e Dc. Adesso che la temperatura è salita a dismisura e il clima si è fatto incandescente il rischio è quello di una “scissione a caldo”. Il pretesto è l’Italicum, ma in realtà ai dem, la legge elettorale sta a cuore così come le poltrone stanno agli interessi del Paese, ovvero non gliene può fregare di meno del popolo sovrano.
La verità è che nessuno vuole mollare poltrone e sgabelli, nessuno vuole cedere all’altro il giocattolo, e allora meglio separati in casa che divorziati. Da una parte i “renziani”, forti di aver compiuto la scalata al Palazzo senza funi, scarponi e ramponi, ovvero senza passare per libere e democratiche elezioni, ma accomodandosi sulla catapulta dei poteri forti, lasciando che quella poderosa spinta facesse il suo lavoro. I renziani sono uniti e compatti: il capo scout ha assegnato i posti chiave alle fidatissime e fedelissime giovani marmotte che non lo tradirebbero mai e non per stima, amicizia o affetto, bensì perché senza di lui non sarebbero mai entrate nella stanza dei bottoni. Renzi, quindi, durerà a lungo sia perchè ha dalla sua parte i “poteri forti”, sia perchè si è circondato di un esercito di nominati, la sopravvivenza dei quali è legata alla sua. Per cui le giovani marmotte si batteranno senza risparmio per salvarlo in quanto questo è l’unico modo per salvare se stesse. Quanto alle belle donne, di cui ama circondarsi, al pari del suo predecessore, lui le usa e da esse non si fa usare, a differenza dell’uomo di Arcore. Dall’altra parte, poi, stanno i non meglio definiti “dissidenti”. Deboli, troppo deboli, perchè divisi a loro volta in mille rivoli che non sono in grado di confluire in un unico corso capace di portare alla definitiva scissione e alla fondazione di un’altra sinistra, quella che non fa gli accordi solo con Confindustria e Bruxelles, ma pure con le parti sociali.   

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