Parte ‘Operazione Tfr’ in busta paga, ma solo nel privato.

Il decreto che consentirà di ‘sbloccare’ la possibilità per i lavoratori di avere il Tfr in busta paga è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, con tanto di modulo per la richiesta da parte dei dipendenti di potersi vedere accreditato già sullo stipendio di aprile la prima rata per un anticipo del trattamento di fine rapporto. I lavoratori interessati dal decreto della presidenza del consiglio dei ministri sono soltanto i dipendenti del settore privato, circa 13 milioni. Al momento, infatti, restano fuori dal provvedimento i circa tre milioni e mezzo di dipendenti pubblici. Ma veniamo al punto.  I datori di lavoro hanno due possibilità: o erogare il Tfr il mese successivo alla richiesta del lavoratore, in caso abbiano in cassa i fondi necessari;
oppure dopo tre mesi dalla richiesta, con tutti gli arretrati, in virtù dell’accordo con l’Abi, l’associazione delle banche italiane. Quindi i primi Tfr, nel caso di domande presentate a marzo, arriveranno ad aprile oppure a giugno. Sull’accordo con le banche il lavoro va avanti da molti mesi, ma ormai fonti governative fanno sapere che è tutto pronto per la firma tra il ministero del Tesoro, quello del Lavoro e le banche, che mira a dare liquidità alle aziende interessate. I lavoratori possono scegliere liberamente se chiedere o no il Tfr in busta paga ai datori di lavoro, ma una volta presa la decisione sarà ‘irrevocabile’ fino a fine giugno del 2018. Unico requisito per farlo è che abbiano una anzianità di almeno sei mesi presso lo stesso datore privato. Per le imprese non ci sono costi. 

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